Nella lettera ai Romani, Paolo chiede ai credenti di «presentare i vostri corpi in sacrificio vivente, santo, gradito a Dio; questo è il vostro culto spirituale» (Romani 12:1). Che cosa significa la parola “sacrificio” in relazione alla vita di un cristiano e al suo servizio per Dio?

Un vocabolario definisce il sacrificio come «la rinuncia ai propri interessi, alla propria felicità ecc., per aiutare gli altri o avanzare una causa». L’enciclopedia Encarta definisce il sacrificio come «rinunciare a qualcosa di prezioso o importante, a favore di qualcuno o qualcosa che si considera più prezioso o importante».

Secondo queste definizioni, anche se si rinuncia a qualcosa, si riceve in cambio qualcosa di maggior valore; il che significa che in realtà c’è stato uno scambio, un baratto; non c’è stata nessuna perdita.

Ci sono molti esempi nella vita di tutti i giorni in cui avviene questa transazione costo/guadagno. I genitori fanno sacrifici per il benessere e il futuro dei figli. Gli atleti si sacrificano per allenarsi intensivamente e vincere nel loro sport. Gli studenti si sacrificano per prendere buoni voti e diplomarsi. Persone sul luogo di lavoro fanno sacrifici per avanzare in carriera e mantenere la propria famiglia. Tutti devono dare qualcosa per avere qualcosa. Più è grande il valore di quello che cerchiamo di guadagnare, più ci costa.

Tutto ciò che ha un valore, in genere ha un costo. Più alto è il valore di ciò che cerchiamo di ottenere, più ci costerà. Per metterlo in termini applicabili alla nostra vita di cristiani al servizio del Signore, questo significa che, come il genitore, l’atleta, lo studente o l’individuo attento alla propria carriera, anche noi dobbiamo fare dei sacrifici per seguire Gesù e adempiere il suo scopo per la nostra vita. Ognuno di noi affronterà sfide diverse, esclusive della nostra fede cristiana, ma abbiamo la benedizione di avere la Parola di Dio, il suo Spirito Santo dentro di noi e la nostra comunità della fede che ci aiutano a superarle.

La questione non è se dovremo fare dei sacrifici nella vita, ma per cosa sceglieremo di farli. Come cristiani abbiamo adottato gli obiettivi e lo scopo del Signore nella nostra vita e li abbiamo fatti nostri. In termini quotidiani, questo si traduce in donare altruisticamente noi stessi, i nostri mezzi, le nostre preghiere e bontà, empatia e amore per diventare quello che il Signore vuole che siamo, per fare la sua volontà e raggiungere l’umanità con il suo amore e la sua verità.

È un prezzo che siamo disposti a pagare perché diamo più valore e importanza al fare la volontà di Dio nella nostra vita e a realizzare il suo Grande Mandato (Marco 16:15), di quanta ne diamo alla vita e alle cose temporali di questo mondo. La Bibbia dice che «il mondo passa con la sua concupiscenza; ma chi fa la volontà di Dio rimane in eterno» (1 Giovanni 2:17).

Vivere per il momento, vedere risultati immediati, ricevere il riconoscimento dei nostri sforzi e raccogliere i frutti del nostro impegno può sembrare più invitante che vivere per ciò che è eterno; ma Gesù ci ha insegnato a guardare oltre la vita d’ogni giorno, per vivere, lavorare e investire nella vita eterna che verrà, cercando prima il suo regno e la sua giustizia (Matteo 6:33).

Ciò potrebbe non portare risultati immediati, ma sappiamo che secondo le promesse divine ciò che investiamo nel suo regno eterno durerà per sempre. Naturalmente, anche se i nostri sacrifici non hanno risultati visibili, possiamo avere lo stesso gioia, pace, benedizioni e soprattutto la sua presenza in questa vita.

L’amore del Signore è sempre a nostra disposizione e noi siamo abbondantemente benedetti. A volte, però, siamo così abituati a quelle benedizioni che cominciamo a pensare che ci siano dovute. Arriviamo ad aspettarci una grande fortuna nella vita e possiamo restare sorpresi o sentirci defraudati quando incontriamo un momento di scarsità, perdita o difficoltà.

Forse tendiamo a dimenticare che la chiamata di un cristiano attivo comporta sacrifici. Non è realistico aspettarci che nella nostra vita quotidiana tutto andrà sempre bene, che saremo sempre felici e che non ci saranno mai momenti in cui saremo sottoposti a perdite, dolori o privazioni. Non è un’immagine accurata della vita della fede.

L’apostolo Paolo disse: «Ho imparato a vivere in ogni condizione, ad avere lo stomaco pieno o vuoto, a vivere nell’abbondanza e nella miseria» (Filippesi 4:12-13). L’autore della lettera agli Ebrei ci incoraggia a «correre con perseveranza la gara che ci è messa davanti, fissando lo sguardo su Gesù, colui che crea la fede e la rende perfetta» (Ebrei 12:1-2).

Il Signore ci chiede di «rinunziare a noi stessi, prendere ogni giorno la nostra croce e seguirlo» (Luca 9:23).

Rinunziare a noi stessi significa letteralmente «rifiutare di gratificare i nostri bisogni o desideri naturali» e invece prendere ogni giorno la croce (la nostra vita di sacrificio e servizio) e seguire Gesù. Così, possiamo vedere che il Signore non sorvola sul fatto che la vita di un cristiano e fatta di sacrifici e rinunzie, che a volte possono tradursi in avversità, battaglie, stanchezza e perdite.

La Bibbia dice che siamo stati «comprati a caro prezzo» da Dio (1 Corinzi 6:20) e che quindi dobbiamo presentarci come un «sacrificio vivente, santo, gradito a Dio, che è il nostro culto spirituale» (Romani 12:1). Il sacrificio deve essere il nostro «ragionevole servizio».

Donare noi stessi al Signore e agli altri a volte può sembrare una salita interminabile, ma mettiamo nella giusta prospettiva quella battaglia e i relativi sentimenti ricordando che la nostra permanenza sulla terra è solo per un momento, in confronto all’eternità che passeremo in cielo. La Bibbia ci dice che «le sofferenze del momento presente non sono paragonabili alla gloria futura che dovrà essere rivelata in noi» (Romani 8:18).

Una vita di sacrificio può scontrarsi con la nostra propensione a una vita di comodità, gratificazione e sicurezza. Può essere doloroso a volte, quando si «muore ogni giorno», come si espresse Paolo (1 Corinzi 15:31). Da dove vengono il coraggio e la forza di sacrificarsi altruisticamente? L’apostolo Paolo lo riassunse in breve quando disse: «L’amore di Cristo ci costringe» (2 Corinzi 5:14).

Il nostro amore per Gesù, insieme al suo amore per noi e alla sua morte come sacrificio sulla croce per la nostra salvezza eterna, sono la nostra motivazione per vivere per Lui. Solo un amore vivo e profondo per Gesù ci ispirerà a seguire i suoi passi nel vivere una vita di amore e di servizio a Dio e agli altri. Quando cerchiamo di adempire la volontà divina nella nostra vita e modellarla sul suo esempio e sulla Parola, la nostra motivazione ad amare e servire Lui e gli altri aumenterà e si rafforzerà.

Come cristiani, comprendiamo che Dio ha uno scopo e un significato più grande per la vita, ci rendiamo conto che la nostra esistenza si espande oltre la vita terrena. Quindi, facciamo sacrifici qui, adesso, per amore e gratitudine nei confronti di chi ha dato la vita per noi perché potessimo vivere alla sua presenza per l’eternità e là ottenere ricompense eterne.

Forse la vita di un cristiano non avrà sempre uno stile confortevole, ma è solida e può reggere alle tempeste della vita, perché ha come suo fondamento il Signore (Matteo 7:24-25). Ha promesso di essere sempre con noi e benedirci e proteggerci per tutta la vita. «Io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine del mondo» (Matteo 28:20).

Ha anche promesso di ricompensarci «cento volte tanto» per tutto ciò a cui abbiamo rinunciato per Lui, oltre a ereditare la vita eterna (Matteo 19:29). Non esiste promessa o garanzia più grande in tutto l’universo. Questa è la garanzia che abbiamo come cristiani.