Il 25 dicembre arriva ogni anno, che siamo pronti o no. Parliamo spesso di tutte le cose che ci sono ancora da fare, di come abbiamo poco tempo e pochi soldi, di tante altre cose. Che dire, però, di quando non siamo pronti per il Natale perché stiamo vivendo un lutto e non siamo semplicemente pronti per festeggiare?

Nel 2021, ci siamo preparati a festeggiare il Natale senza il nonno. Gli otto figli della mia migliore amica si sono preparati a festeggiarlo senza la mamma e con un padre vedovo da poco e ancora scosso dalla sua perdita. Un’altra amica aveva perso suo padre poche settimane prima; due altri amici avrebbero festeggiato il Natale da soli, dopo il loro divorzio. Un altro amico era disoccupato e Natale aumentava semplicemente lo stress di non riuscire a far quadrare i conti. Le feste, tuttavia, arrivavano al solito passo, senza alcun sollievo per chi è affranto.

Avevo il cuore pesante, non solo per il mio lutto, ma per quella perdita unita a tutte le altre. Ogni morte era stata improvvisa e inaspettata; mi sentivo solo in attesa di altre notizie riguardanti un lutto.

Era il primo anno in cui mi concentravo sull’Avvento, le quattro settimane che portano a Natale, che molti dedicano alla preghiera, alla meditazione e allo studio biblico.  Era già difficile farlo bene. Non l’ho rispettato molto; certamente non c’era un regalo nuovo ogni giorno.  Avevo solo queste parole: speranza, preparazione, gioia, amore. Ognuna gettava un raggio di luce nel buio, spostando la mia attenzione su qualcosa di più importante e pregevole.

A parte il lutto e il dolore, il fatto che Gesù sia venuto come Salvatore dell’umanità è una cosa da festeggiare. Anche se non riuscivo a radunare tutte le gioie e le tradizioni, potevo preparare il mio cuore. Se sembravo un po’ più malinconica di quanto lo fossi di solito a Natale, era solo perché riflettevo su quelle parole: speranza, preparazione, gioia e amore.

Speranza mi ricordava che la mia speranza non sta nella promessa di una vita facile, ma nella promessa che Gesù mi salverà.

Anche se non avevo la forza per grandi preparativi per Natale, potevo preparare il mio cuore ad accettare la sovranità di Dio.

Provo gioia perché Gesù è venuto. La gioia, poi, aumenta quando la condividi con altri.

Dio ha dimostrato il suo amore mandando Gesù sulla terra per redimerci.

Ho mandato una grossa cesta di regali per i figli della mia migliore amica e ho chiamato o mandato messaggio agli amici che avevano perso qualcuno. E il giorno di Natale ero pronta a dire: «Gioia al mondo».