Un giorno, mentre facevo una passeggiata, ho visto un ragazzino che giocava con suo padre in un campo. Si lanciavano la palla avanti e indietro. A un certo punto, il padre ha alzato la palla e ha fatto cenno verso la fine del campo.

«Prendila lunga!» ha gridato.

Il padre non aveva ancora tirato la palla, ma il ragazzo ha cominciato a correre. Dietro di lui suo padre si è preparato a tirare. Poi, mentre il ragazzo guardava dietro di sé sopra una spalla, il padre ha tirato la palla verso la fine del campo, più avanti di dove stava suo figlio. Il ragazzo ha continuato a correre, guardando di tanto in tanto la palla che volava nella sua direzione. Poi, al momento giusto, ha allungato le braccia, ha fatto un salto e l’ha presa con un tempismo perfetto.

Va bene, è una storia normalissima. Tuttavia qualche tempo fa Dio mi ha insegnato una lezione proprio grazie a questo avvenimento ordinario, come spesso succede.

In quel periodo avevo bisogno di un miracolo e stavo aspettando che Dio mi desse una mano. Sapevo che l’avrebbe fatto, ma non succedeva niente, così non mi muovevo. Ma quello che mio Padre voleva da me era che la prendessi lunga.

Dovevo cominciare a muovermi. Dio aveva un miracolo pronto da lanciare, ma quando aveva detto: «Prendila lunga!» ero rimasto lì a cincischiare. Avevo fede, ma non stavo facendo la mia parte.

Dovevo mettere la mia fede in azione e cominciare a correre. Quel ragazzo si era messo a correre ancora prima che suo padre si preparasse al lancio. E non si era fermato. Aveva continuato a correre, sapendo che suo padre sapeva esattamente fino a dove doveva arrivare e avrebbe lanciato la palla là. Non aveva la certezza che la palla sarebbe arrivata, soltanto la fede di un bambino.

Ma era un lancio preciso al millimetro ed è arrivato proprio al momento giusto e al punto giusto, così non ha dovuto fare altro che allungarsi, fare un salto di fede e afferrarla con entrambe le mani.

La prossima volta che chiedo aiuto a Dio, mi ricorderò che a volte vuole che io faccia la mia parte: «prenderla lunga».

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Avere fede vuol dire calare le reti nelle profondità cristalline quando ci arriva il comando divino, senza nemmeno sapere cosa prenderemo. —François Fénelon (1651–1715)

Confidare in Dio significa guardare più in là di quel che possiamo vedere, verso ciò che vede Lui. —Charles Stanley (n. 1932)