«Non è giusto» deve essere la frase che ho usato di più quando ero bambina. Sembrava che qualcuno – o tutti – fossero più fortunati di me.

Prima dei quattordici anni avevo già sviluppato l’abitudine di confrontare e analizzare tutto; in particolare ero ossessionata dal paragonare il mio aspetto, la mia personalità e le mie capacità a quello di altre ragazze della mia età.

Quando sono cresciuta e ho cominciato a lavorare in un ufficio, non facevo altro che paragonarmi con le colleghe. Ero convinta che l’unico modo per essere accettata o apprezzata era compensare la mia relativa mancanza di abilità ed esperienza lavorando più sodo di tutti. Cercavo sempre di guadagnare punti (qualsiasi cosa fossero e chiunque fosse a darli!) ed ero sempre frustrata dal punteggio che davo a me stessa.

Non mi piacevo, in generale, e perfino nelle cose che ritenevo passabili non mi davo un voto sufficiente finché non ero riuscita a migliorarle un po’. Riuscivo sempre a trovare qualcosa di sbagliato.

Poi arrivò un’altra grande fonte di scoraggiamento: mi sentivo una fallita e una perdente perché quasi tutte le mie amiche, anche loro più o meno della mia età, si erano sposate e avevano bambini, mentre io non avevo neanche un fidanzato serio. Non sapevo se era colpa mia o di Dio, così ero arrabbiata con entrambi.

Sopportavo a stento di stare vicino agli altri, perché quasi tutti mi facevano sentire in qualche modo carente. Paradossalmente, allo stesso tempo trovavo tante cose da ridire su tutti. Non c’è da sorprendersi che il mio atteggiamento negativo nei confronti degli altri li facesse allontanare da me e questo mi faceva sentire ancora meno attraente e più disperata. Era un circolo vizioso.

In un periodo in cui mi sentivo particolarmente giù, lessi alcuni articoli su come riconoscere e superare i modi di pensare negativi. Ne rimasi molto colpita, perché cominciai a rendermi conto del motivo per cui ero così scontenta, così decisi di fare qualcosa al riguardo. Capire che potevo cambiare fu il seme della libertà.

Questo cominciò a farmi pensare alla mia vita da un punto di vista diverso: essere grata a Dio per tutto quello che mi aveva dato, invece di lamentarmi per quello che non mi aveva dato; gratitudine invece di risentimento.

Poi chiesi a Gesù di dirmi cosa ne pensava di me e cercai di vedere le cose dalla sua prospettiva. Grazie a questo imparai a comunicare con Gesù in modo più profondo. Gradualmente cominciai a cambiare – prima la mia mente, poi la mia vita. Ascoltando Lui, arrivai a capire che mi aveva creata così come sono, che mi amava davvero e che non era sua intenzione punirmi per qualche mio errore.

Mi unii anche a un piccolo gruppo di preghiera, in cui spiegavamo le nostre difficoltà e poi pregavamo gli uni per gli altri. Quei momenti di preghiera incanalarono nella mia vita la potenza divina. Mi permisero anche di ricevere molto incoraggiamento e sostegno da amici affettuosi, cosa che di per sé contribuì molto a farmi sviluppare una migliore opinione di me stessa.

Un’altra cosa che mi aiutò a guadagnare sia sicurezza che compassione fu conoscere meglio le persone che una volta invidiavo, perché scoprii che la loro vita non era perfetta come avevo immaginato. È proprio vero che tutto alla fine si livella.

Scoprii che una volta sbarazzatami dell’invidia, potevo amare gli altri più completamente. Potevo ammirare le loro buone qualità, ringraziare Dio per il modo meraviglioso in cui li aveva creati e apprezzare le loro differenze. Mi resi conto che quelle erano, appunto, solo differenze e non per forza qualcosa di meglio.

Ci volle un po’ di tempo per rompere le vecchie abitudini (passarono quasi due anni dal momento in cui feci i primi passi per cambiare fino a quando ci fu una notevole differenza nel mio atteggiamento verso la vita), ma alla fine ce la feci. La mia prospettiva cambiò al punto che ora posso dire che sono davvero soddisfatta e non invidio nessuno. Lo considero un miracolo.

Ora, parecchi anni dopo, sono felice di dire che la mia trasformazione interiore è stata duratura. So che alcune cose non sono il mio forte e l’accetto. Di conseguenza non mi sento frustrata ogni volta che noto in me qualcosa di non proprio ideale.

La vita continua a migliorare e io continuo a sentirmi più felice. Ho imparato che a chi cerca il bello nella vita e nelle persone succedono molte più cose belle. So anche che grazie a Gesù ho la forza di continuare a fare progressi nei campi che sono davvero importanti. È sorprendente quanto possiamo imparare e quanto possiamo crescere quando scegliamo di avere un atteggiamento positivo e superare la paura dell’insuccesso.