La prima persona a raggiungere il traguardo di miliardario fu il magnate John D. Rockefeller (1839-1937). Era già diventato il primo milionario a soli ventitré anni e ne aveva cinquanta quando divenne miliardario. Anzi, con un reddito netto stimato intorno ai 418 miliardi in dollari odierni, è ampiamente riconosciuto come lo statunitense più ricco di sempre e la persona più ricca nella storia moderna.

All’età di cinquantatré anni, però, si ammalò. Il suo corpo era tormentato dai dolori e perse i capelli e i peli su tutto il corpo. Poteva comprare tutto ciò che voleva, letteralmente, ma la sua sofferenza era tale che poteva digerire solo latte e cracker. Un suo dipendente scrisse: «Non riusciva a dormire, non sorrideva e non aveva più interesse nella vita». I suoi medici prevedevano che sarebbe morto entro un anno.

Una notte giaceva sveglio sul suo letto, ripensando alla propria vita e ai risultati ottenuti, meditando sul fatto che non avrebbe potuto portare nessuno dei suoi successi con sé nell’altro mondo. Aveva sempre donato parte delle sue entrate a delle buone cause, ma in quel momento decise che nel tempo che gli era rimasto si sarebbe concentrato a donare la maggior parte delle sue ricchezze a ospedali, scuole e opere missionarie. In campo medico le sue opere portarono a un vaccino contro la meningite cerebrospinale, allo sviluppo della penicillina e a cure contro vari ceppi di malaria, tubercolosi e difterite.

La parte più sorprendente della storia di Rockefeller è che man mano che condivise i suoi beni, la sua salute cambiò sorprendentemente. Sebbene si aspettasse di morire a cinquantatré anni, in realtà visse fino a novantasette. Era un uomo che sapeva stabilirsi degli obiettivi e raggiungerli, ma fu solo quando si dedicò a una vita di bontà e generosità che trovò la felicità nella sua vera vocazione.

Anche se tu ed io potremmo non avere miliardi o milioni da donare a delle buone cause o da dividere con le persone bisognose, possiamo ugualmente imparare le stesse lezioni di Rockefeller e trovare pace e gioia nel fare la nostra parte, usando generosamente le nostre risorse e il nostro tempo per fare la differenza.