Recentemente ho letto a proposito di Tim Keller, un famoso scrittore, consulente e pastore, al quale nel maggio del 2020 era stato diagnosticato un cancro pancreatico al quarto stadio. Mi sono piaciuti l’atteggiamento che ha avuto quando gli hanno detto che non sarebbe sopravvissuto e quello che ha detto riguardo alle sue priorità per il tempo che gli era rimasto sulla terra.
Quando gli chiesero: «Quali sono le cose su cui vuole concentrarsi, considerando il poco tempo che le rimane in questa vita? Qual è la prima cosa nella lista, per lei?» rispose:

Mia moglie Kathy ed io siamo noti per fare squadra. Sotto molti aspetti siamo come gemelli siamesi.
Subito dopo la diagnosi del cancro, ci siamo resi conto che non era giusto arrivare alla fine della nostra vita senza migliorare il nostro matrimonio nei punti in cui sarebbe possibile farlo.
C’erano alcune cose di cui lei non si sentiva di parlare con me, perché non avevo una buona reazione, così aveva rinunciato a provarci. Ora però c’è stata una svolta e riusciamo a parlare di certe cose e gestirle come non eravamo mai riusciti a fare prima.1

Sono rimasta molto colpita da questo, perché se Tim Keller, vivendo all’ombra del cancro, può fare del miglioramento del suo matrimonio uno dei suoi punti focali più importanti, tanto più dovremmo poterlo fare noi nei nostri rapporti.
Un’altra cosa che mi ha molto colpito su questo stesso soggetto è quella di un uomo che stava per affrontare un divorzio. Lui e sua moglie avevano provato tutto il resto, ma niente aveva funzionato. Lui amava sua moglie e voleva restare con lei.
Così gli venne un’idea: ogni giorno le avrebbe chiesto cosa potesse fare per lei e avrebbe fatto del suo meglio per accontentarla. Le prime tre volte che glielo chiese, lei pensò che stesse scherzando quando le chiese: «Tesoro, cosa posso fare per te oggi?» Decise di metterlo alla prova e di affidargli un compito grosso o difficile, come ripulire il garage o sistemare il giardino. Gli faceva fare le cose più difficili, visto che pensava che tanto non l’avrebbe fatto sul serio.
Giorno dopo giorno lui continuò a chiederle cosa potesse fare per lei e poi metteva entusiasticamente impegno ed energia nel farlo, così lei cominciò a credere che fosse veramente deciso a fare qualsiasi cosa per convincerla del suo amore. Grazie alla sua volontà di fare gesti che erano espressioni tangibili del suo amore, il loro matrimonio si salvò.
Quando Dio è al centro del nostro matrimonio ed è la Persona più importante nel nostro rapporto, il suo amore ci dona unità e concordia. Quando è il suo amore a motivarci, possiamo sapere che lo stiamo compiacendo, anche se la reazione del nostro partner non è sempre quella che speravamo.
Dare amore agli altri non è un contratto fatto per ottenere quello che vogliamo in cambio di qualcos’altro. È un regalo fatto senza aspettarci qualcosa in cambio. A volte facciamo qualcosa per il nostro partner aspettandoci di essere ricambiati. Molte volte succede, perché amore genera amore, ma potremmo non vederlo arrivare nel modo o nel momento che speravamo.
Se siamo motivati da quello che ci aspettiamo di ottenere in cambio, allora non lo stiamo facendo davvero per amore. Faremmo meglio a seguire il modello dell’amore di Gesù, che diede tutto per noi sapendo che non potremmo mai ripagarlo.

  1. Tish Harrison Warren, “Come una diagnosi di cancro dà più significato alla morte e risurrezione di Gesù”, New York Times, 10 aprile 2022.