Il Vangelo di Luca ci dice che, mentre Gesù era diretto a Gerusalemme per la sua ultima Pasqua, dieci lebbrosi si avvicinarono a Lui e da lontano lo invocarono: «Gesù, Maestro, abbi pietà di noi!»1 Nonostante sapesse che sofferenza e che dolore i giorni successivi avevano in serbo per Lui, Gesù fu mosso a compassione e disse loro di andare a farsi vedere dai sacerdoti. (La legge ebraica esigeva che un sacerdote esaminasse il lebbroso e confermasse la sua guarigione.)

I lebbrosi se ne andarono immediatamente a cercare un sacerdote e «mentre essi andavano, furono sanati».2 È interessante chiedersi cosa possa essere passato nella loro mente mentre si allontanavano da Gesù e anche se la loro guarigione fu graduale o immediata. Possiamo immaginare che debbano essere stati elettrizzati che fosse avvenuto un miracolo, ma Luca ci dice che soltanto uno degli uomini fu così pieno di gratitudine che tornò indietro da Gesù, lodando Dio ad alta voce, poi si buttò ai suoi piedi per ringraziarlo.3

In un colpo di scena che avrebbe scioccato i presenti, era un Samaritano, un gruppo etnico disprezzato dagli Ebrei di quei giorni. «Non sono stati guariti tutti e dieci?» Gesù chiese. «E gli altri nove dove sono? Non si è trovato chi tornasse a render gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?»4

Tutti i lebbrosi dimostrarono di avere fede che Gesù li avrebbe guariti, perché se ne andarono subito a cercare un sacerdote mentre erano ancora ammalati, ma il commento di Gesù sottolineò la loro mancanza di gratitudine. Da questa storia, vediamo che Dio non vuole soltanto che i suoi seguaci credano in Lui, ma che lo confessino e lo lodino in ogni situazione. «In ogni cosa rendete grazie, perché questa è la volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi».5

Ovviamente, esser grati è più facile in alcune circostanze che in altre, ma spero che questo numero di Contatto ti dia alcune idee su come sviluppare un atteggiamento di gratitudine, qualunque cosa succeda.

  1. Luca 17,13
  2. Luca 17,14 NR
  3. Luca 17,15-16
  4. Luca 17.17-18 NR
  5. 1 Tessalonicesi 5,18