Quando mi sono laureata, ero decisa a diventare una traduttrice professionale. Per anni ho dedicato il mio tempo libero a studiare la combinazione linguistica che avevo scelto e a seguire corsi di traduzione. Mi piaceva la sfida di traslare un significato da una lingua all’altra e avevo già lavorato per alcuni anni traducendo come volontaria. Ancora prima di avere in mano la laurea, avevo già fatto domanda a più di trenta agenzie e mandato decine di esempi di traduzioni. Alcune delle risposte che ho ricevuto mi hanno riempito d’entusiasmo: «La contatteremo quando avremo del lavoro per le lingue in cui è specializzata e per il suo settore di competenza». Sapevo che ben presto avrei cominciato a passare le giornate facendo il lavoro che mi piaceva.

Passato un mese senza ricevere notizie da quelle agenzie di traduzioni, ho cominciato ad avere una triste sensazione. Il sogno che mi era sembrato a portata di mano stava scivolando via.

Con riluttanza ho cominciato a cercare altre opportunità di lavoro, sempre avvolta da una nuvola scura. Una scuola elementare cercava un’insegnante d’inglese, così, frustrata per tutto il tempo passato in casa aspettando un lavoro, ho messo da parte i miei sogni infranti e mi sono preparata per una prova. Con mia sorpresa – e un po’ d’orrore – mi hanno assunto!

Insegnare alle elementari non era mai stato nella mia lista di lavori da sogno, perché ero convinta di non avere abbastanza pazienza per lavorare con i bambini piccoli. Come mi aspettavo, la cacofonia delle piccole voci acute sommergeva la mia voce e i miei piccoli studenti vivaci erano degli esperti a saltare in giro e svicolare per non ascoltare le mie spiegazioni sui nomi e la grammatica. Tuttavia, quando ho cercato di capire le personalità dietro a quei visini entusiasti e luminosi, ho cominciato a ricevere lezioni di pazienza, amore e compassione che non avrei mai imparato come traduttrice. Ogni giorno mi ritrovavo in situazioni stressanti che mi facevano inginocchiare in preghiera, ma essere costretta a uscire ogni giorno dal mio angolo comodo ha rafforzato la mia flessibilità e la mia resilienza.

Sono grata che Gesù non mi abbia dato subito l’opportunità di avere ciò che il mio cuore desiderava, altrimenti mi sarei persa la soddisfazione e la crescita personale che fanno parte del difficile lavoro di un’insegnante. Ho imparato di nuovo che Gesù, il mio orientatore professionale, mi guiderà ai posti in cui potrò imparare di più, anche se non sono quelli che avevo in mente originariamente. «Il Signore ha fatto ogni cosa per uno scopo».1

  1. Proverbi 16,4 NR