Iniziare un anno nuovo è un po’ come dare il via a un progetto. Già da qualche tempo mi do regolarmente da fare per realizzare un mio sogno: creare un lavoro che mi dia l’opportunità di guadagnare facendo qualcosa che mi piace e allo stesso tempo facendo una differenza nel mondo. È stato un processo graduale che ha incluso imparare molto e fare diverse cose che mi hanno dato la sensazione di buttarmi nel vuoto – come investire denaro in corsi di preparazione, fare un grande trasloco con mia figlia, iniziare una nuova attività e così via.
Ci sono giorni in cui mi sento entusiasta e guardo fiduciosamente al futuro; altri in cui vengo colpita dalla realtà dei fatti e mi chiedo cosa stessi mai pensando quando ho cominciato. Il processo di buttarmi e imparare a fare qualcosa di nuovo mi ha spinto e mi ha spronato in modi che non sapevo possibili; ora mi sta presentando molte più opportunità di sviluppo personale di quel che mi aspettavo.
L’altro giorno stavo leggendo un libro che parlava dei figli d’Israele e delle varie fasi che incontrarono, prima come schiavi in Egitto, poi come pellegrini nel deserto, per arrivare finalmente nella Terra Promessa. Mi hanno colpito i paralleli con il percorso che sto seguendo oggi.
Quando i figli d’Israele erano schiavi in Egitto, arrivò Mosè con il messaggio che Dio voleva liberarli e portarli in un paese dove scorrevano il latte e il miele. Poi Dio procedette a fare miracoli per tirarli fuori dall’Egitto e farli incamminare, compreso separare per loro il Mar Rosso.
Durante il viaggio Dio fornì loro il cibo facendo piovere manna dal cielo. [Vedi Esodo 16.] Di giorno li protesse dal caldo con una nuvola e di notte diede loro una colonna di fuoco per luce e calore. [Vedi Esodo 13,21–22.]
Quando raggiunsero la Terra Promessa, mandarono avanti degli esploratori che al ritorno riferirono che il paese era bello, prospero e vi scorrevano latte e miele. Era la terra che Dio aveva promesso. Era loro. Erano pronti a entrarci. Cosa li fermò? Gli esploratori riferirono anche che ci abitavano dei giganti! [Vedi Numeri 13.]
I figli d’Israele ebbero paura. Chi non l’avrebbe avuta davanti a dei giganti, giusto? Ma invece di agire nonostante la paura, si lasciarono intimorire e persero fede nelle promesse divine. Così, invece di attraversarlo rapidamente come aveva inteso Dio, dovettero vagare nel deserto per altri quarant’anni. Certo, Dio continuò a badare a loro e supplire ai loro bisogni, non li abbandonò né si dimenticò di loro, ma restarono bloccati nel deserto finché tutta quella generazione di dubbiosi non si estinse.
Come si applica a me?
Be’, ho lasciato l’Egitto – la situazione precedente in cui mi sentivo comoda ma insoddisfatta – e sono nel deserto già da un po’, facendo piani, rinfrescandomi la visione, preparandomi e imparando molte cose. Dio si è preso cura di me, ma non voglio restare qui a lungo.
In questo momento mi sento ai confini della Terra Promessa. Posso vederla e sono pronta a entrarci. Ma sapete cosa succede? Ho paura dei giganti! Entrare tranquillamente nella Terra Promessa? Neanche per idea – non succederà! Ci sono tanti giganti là dentro che dovrò combattere: le idee che ho di me stessa che mi fanno sentire piccola, i passi da intraprendere che mi spaventano, la crescita personale necessaria per far fiorire la mia visione.
Leggere di come i figli d’Israele vagarono nel deserto per decenni perché non avevano la fede per affrontare quei giganti è qualcosa che mi fa riflettere. Voglio aspettare, magari a lungo, oppure ho la fede in Dio necessaria per entrare e prendere possesso della mia terra promessa?
Il consiglio finale di Mosè ai figli d’Israele è una cosa che posso benissimo applicare alla mia situazione: «Siate forti e coraggiosi, non temete e non vi spaventate di loro, perché il Signore, il tuo Dio, è colui che cammina con te; Egli non ti lascerà e non ti abbandonerà». [Deuteronomio 31,6 NR.] È meraviglioso sapere di non essere sola in questo viaggio.
Uccidiamo quei giganti!
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Fatevi coraggio. Oggi camminiamo nel deserto, domani nella Terra Promessa. —Dwight L. Moody (1837–1899)
Affidati a un sogno. Nessuno che cerchi di fare qualcosa di grande e fallisca è mai un fallito. Perché? Perché potrà avere sempre la certezza di aver avuto successo nella battaglia più grande della vita: ha sconfitto la paura di provare. —Robert H. Schuller (1926–2015)