Ho dovuto rimangiarmi le mie parole così tante volte che alla fine ho smesso di dire la parola “mai”. Quasi ogni volta che mi ripromettevo di non fare mai una cosa, finivo per fare proprio quello che avevo detto che non avrei mai fatto.
Nel 1980, la nostra bella roulotte, una Airstream classica, mi era piaciuta così tanto che spesso esclamavo: «Non voglio vivere mai più in una casa!» Non ho più vissuto in una roulotte da allora. Quando ci siamo trasferiti in Asia, ho detto: «Dopo essere arrivati così lontano, non torneremo mai indietro». Dopo nemmeno un anno eravamo di ritorno in America del Sud, dove siamo rimasti fino a ora.
Quando il nostro gatto nero, Baghera, aveva sedici anni, ho detto: «Questo è il nostro ultimo gatto, non ne prenderemo mai un altro». Poi il nostro nipotino ha fatto amicizia con un gattino tigrato e perfino Baghera sembrava godere della sua compagnia. Prendevano il sole insieme davanti a casa al mattino e, quando Baghera è morto, il gattino tigrato è diventato formalmente parte della nostra famiglia.
Il detto «mai dire mai» significa che dovremmo restare aperti all’inaspettato. Vorrei avere una sfera di cristallo per sbirciare nel futuro e pianificare di conseguenza, ma ahimè, non è realistico fare ardenti annunci sul futuro dalla nostra prospettiva limitata. La vita è così piena di svolte e sorprese inaspettate che è impossibile anticiparle. M’immagino Dio ridacchiare delle mie impetuose dichiarazioni che «non farò mai…», quando dovrei essere più disponibile a ciò che Lui ha in mente per me. Quando metto le mie faccende nelle sue mani, ogni cambiamento funziona per il meglio. (Vedi Romani 8:28.)
Adesso so che la nostra famiglia sarebbe presto diventata troppo grande per la nostra piccola roulotte, Se vivessimo ancora in Asia, ci saremmo persi la nostra chiamata di lavorare su un materiale devozionale cristiano in spagnolo. E cosa fare senza Sammy, il nostro gatto tigrato, che dorme ai miei piedi mentre scrivo queste parole?