Per il primo compleanno di mia figlia Audrey, mia moglie ed io avevamo progettato una festicciola con alcuni amici e parenti a casa nostra; invece finimmo per avere un evento sfarzoso nel ristorante gestito dai suoi nonni. Bisogna ammettere che probabilmente era più a vantaggio di tutti gli altri. Audrey passò la maggior parte del tempo osservando cautamente gli avvenimenti dalla sicurezza delle braccia di qualcuno e rifiutò assolutamente di posare per le foto davanti alla sua candelina solitaria, nonostante molti tentativi d’incoraggiamento (o forse proprio a causa di ciò).
Si parla sempre di come vola il tempo e a me sembra proprio così. Forse è perché sto invecchiando. Quando ero piccolo, i giorni, le settimane e i mesi – per non parlare degli anni – sembravano passare troppo lentamente; adesso sembra che siano passate poche settimane da quando ho visto Audrey per la prima volta. Mi ricordo così bene quel giorno, insieme a tutte le mie prime impressioni ed emozioni quando vidi l’infermiera farle il primo bagno e quando poi si addormentò per la prima volta tra le mie braccia.
Prima che nascesse, spesso avevo sentito altri genitori parlare della gioia di avere dei figli, ma non ne ero tanto convinto. Credevo che quei genitori pensassero sul serio di essere felici, ma non riuscivo a capire perché. Non avevano una vita più stressata, stancante e frenetica di prima? Non avevano meno tempo libero? Non si sentivano in imbarazzo quando i loro bambini capovolgevano un piatto pieno di cibo, logorati dal loro piagnucolio quando erano stanchi, e infastiditi dalla loro appiccicosità o dalle loro ripetute disubbidienze? Ero certo che io lo sarei stato. Anche se mi piaceva stare con i bambini degli altri, valutavo troppo il mio tempo e le mie comodità per averne uno io.
Adesso invece non posso immaginare la mia vita senza Audrey. Ogni sorriso, ogni risatina, ogni nuova scoperta che fa, ogni nuovo giocattolo che impara a usare, ogni verso d’animale che riesce a imitare, mi riempie di grande felicità e gratitudine per la sua presenza nella mia vita. La sua ultima scoperta è che uno strillo acuto è una maniera efficace di attirare la mia attenzione quando vuole che giochi con lei o che le legga un libro, ma nemmeno questo riesce a sottrarre qualcosa all’amore che provo per lei o alla gioia che mi dà.
Si potrebbe pensare che il nostro Padre celeste debba sentirsi imbarazzato per la nostra mancanza di saggezza, o logorato per il nostro costante bisogno di Lui e infastidito dalle nostre limitazioni; ma Dio non si stufa mai di noi, né si stanca di averci attorno.