Il tema di lasciare che Dio operi attraverso di noi ha un grande valore per me, perché trovo incoraggiante che Dio scelga persone inaspettate per svolgere il suo lavoro, poi le aiuti non solo a fare quel lavoro, ma a farlo in modo brillante.
Mosè si lamentava di non essere un buon oratore, tuttavia Dio lo scelse per condurre il popolo ebreo fuori dall’Egitto. Per la persona media parlare di fronte a un pubblico è considerata la cosa più spaventevole, con la morte al secondo posto. Perciò Mosè doveva avere un bel po’ di fiducia in Dio per accettare un lavoro tanto pubblico, che per di più comportava grandi pericoli. Come previsto, Dio lo aiutò.
A quanto pare l’apostolo Pietro a volte si comportava da testa calda. Spesso si cacciava in controversie ed è ben noto che negò di conoscere Gesù appena prima che Lui fosse crocifisso. Dio però lo usò per predicare a migliaia di persone solo poche settimane dopo. Spesso Dio sceglie le persone più inaspettate per compiere meraviglie attraverso di loro, così che tutti sappiano che è opera sua.
Alcuni anni fa ho fatto un viaggio a Paidha, in Uganda, per dare alcune lezioni sulla Bibbia. Ho portato con me alcuni libri e articoli cristiani che volevo usare. Un articolo che ho letto agli studenti su questo tema suggeriva che «a volte ci sforziamo troppo, lavoriamo troppo e cerchiamo di fare tutto da soli. Dobbiamo impregnarci di Gesù e lasciare che sia Lui a illuminare il cammino, perché, se cerchiamo di farlo da soli, bruceremo in fretta».
Quando mi ricordo di dedicargli tempo per includerlo nella mia vita quotidiana, tutto funziona meglio, fila più liscio e stressa di meno.
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Camminando con Gesù, riposando il tuo capo sul suo cuore, imparerai a conoscere la sua Parola, la sua volontà e le sue vie. Desidererai ubbidirgli, non per obbligo, ma per una connessione profonda con Lui. Finché rimarrai nel suo amore, la tua gioia abbonderà. ―Sue Detweiler
Ero abituato a chiedere a Dio di aiutarmi. Poi ho chiesto se potevo aiutare Lui. Ho finito per chiedere a Dio di fare la sua opera attraverso di me. —Hudson Taylor (1832–1905)