Sono già vent’anni che vivo e lavoro nell’ex-Jugoslavia. Avevo vissuto qui anche prima, subito dopo la morte del presidente Tito nel 1980. C’erano ancora le sue foto appese dappertutto e, anche se il paese stava attraversando una difficile crisi economica, sembrava che nessuno mettesse in dubbio l’unità del paese. Avendo vissuto qui sia «prima» che «dopo», è ancora un enigma come una successione di guerre civili particolarmente brutali e sanguinose abbia portato alla formazione di sette nazioni diverse.
Ho scoperto, però, che anche molte delle persone che hanno vissuto quel periodo hanno difficoltà a capirlo. È come se avessero vissuto un brutto sogno, un incubo fatto di odio e dolore.
Spesso ho sentito commenti del tipo: «Non riesco a capire cosa è successo e adesso ci ritroviamo i peggiori nemici di persone che erano nostri vicini o perfino parenti».
Grazie al cielo, anche se non tutti hanno dimenticato e perdonato, credo che ci penserebbero due volte prima di rimanere invischiati in un’altra guerra. Ne hanno già pagato il prezzo e in un certo senso stanno continuando a pagarlo.
Negli anni, Per un mondo migliore ha aiutato a costruire ponti di riconciliazione e, facendolo, anch’io sono stata aiutata. Ho avuto il privilegio di sbirciare all’interno dell’argomento complesso della guerra e della pace.
Ho visto la follia della guerra, le ferite e le cicatrici che lascia per decenni.
Ho provato il dolore della divisione.
Mi sono convinta una volta di più della necessità e della bellezza dell’unità: che cosa meravigliosa è, quanta forza dà e in che triste stato cadiamo quando non l’apprezziamo e finiamo perderla.
Ho imparato che le cose piccole, se non affrontate subito, possono diventare grandi.
Mi sono resa conto del pericolo di essere troppo familiari con le nostre benedizioni, le cose buone che abbiamo, dandole per scontate e finendo per essere troppo disposti a rinunciarvi in cambio di qualche falsa promessa.
Ho visto come il perdono può portare alla guarigione e come sono importanti la fede e la fiducia contro la disperazione.
Mi sono sorpresa per il coraggio, l’eroismo e l’altruismo che alcuni riescono a dimostrare nelle circostanze più estreme.
Mi sono ricordata di una citazione attribuita a Madre Teresa: «Che cosa puoi fare per promuovere la pace nel mondo? Vai a casa e ama la tua famiglia». Se non c’è pace, è perché ci siamo dimenticati che apparteniamo gli uni agli altri.