“Io sono il Pane della Vita”[Giovanni 6,35.] è uno dei sette “Io sono” pronunciati da Gesù.
Il pane è considerato un alimento base della dieta. È un alimento così fondamentale che diventa sinonimo di cibo in generale. Usiamo perfino la frase «spezzare il pane insieme» per indicare la condivisione di un pasto con altri. Fa anche parte integrante del pasto della Pasqua ebraica. A Pasqua e nei sette giorni successivi gli Ebrei dovevano mangiare pane azzimo per celebrare il loro esodo dall’Egitto. E durante i quarant’anni passati nel deserto, Dio fece piovere su di loro «pane dal cielo» per sfamare la loro nazione.[Vedi Esodo 16,4.]
Tutto questo fa parte dello scenario descritto nel sesto capitolo di Giovanni. Gesù stava cercando invano di allontanarsi dalla folla. Aveva attraversato il Mare di Galilea e la folla l’aveva seguito. Dopo qualche tempo, Gesù chiese a Filippo come avrebbero fatto a nutrire la folla. La risposta di Filippo dimostra la sua «poca fede», quando disse che non avevano abbastanza soldi per dare a tutti anche un solo boccone. Alla fine Andrea presentò a Gesù un ragazzino che aveva cinque pani e due pesci. Con quella piccola quantità, Gesù nutrì miracolosamente la folla, lasciando molti avanzi.
In seguito, Gesù e i suoi discepoli riattraversarono il lago fino all’altra sponda. Quando la folla vide che era andato via, lo seguì nuovamente. Egli li accusò di ignorare i suoi segni miracolosi e di seguirlo soltanto per il «pasto gratuito». In Giovanni 6,27 Gesù disse loro: «Adoperatevi non per il cibo che perisce, ma per il cibo che dura in vita eterna, che il Figlio dell’uomo vi darà, perché su di Lui il Padre, cioè Dio, ha posto il suo sigillo». In altre parole, erano così affascinati dal cibo che perdevano di vista il fatto che il loro Messia era giunto. Così gli Ebrei gli chiesero un segno che fosse stato mandato da Dio, dicendo che da Lui avevano ricevuto la manna durante le loro peregrinazioni nel deserto. Gesù rispose dicendo loro che dovevano chiedere il vero pane proveniente dal cielo, quello che dà la vita. Quando chiesero a Gesù quel pane, Lui li lasciò stupefatti dicendo: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà mai più fame e chi crede in me non avrà mai più sete».[Giovanni 6,35.]
Questa è un’affermazione straordinaria! Primo, paragonandosi al pane, Gesù dice di essere essenziale per la vita. Secondo, la vita cui Gesù fa riferimento non è quella fisica ma quella eterna. Fa un confronto tra ciò che sta portando loro come Messia e il pane che aveva miracolosamente creato il giorno prima. Quello era un pane materiale che perisce. Lui è il pane spirituale che dona vita eterna. […]
In Matteo 5,6 Gesù disse: «Beati coloro che sono affamati e assetati di giustizia, perché essi saranno saziati». Quando Gesù disse che quelli che vengono a Lui non avranno mai fame e che quelli che credono in Lui non avranno mai sete, stava dicendo che soddisferà la nostra fame e la nostra sete di essere giustificati agli occhi di Dio. […]
La Bibbia ci dice che Dio ha messo nel nostro cuore il desiderio dell’eternità.[Vedi Ecclesiaste 3,11.] Ci dice anche che non possiamo fare nulla per guadagnarci l’ingresso in cielo, perché tutti abbiamo peccato[Vedi Romani 3,23.] e l’unica cosa a cui i nostri peccati ci conducono è la morte.[Vedi Romani 6,23.] Non esiste nessuno che sia giusto di per sé.[Vedi Romani 3,10.] […] Quando Cristo morì sulla croce, si addossò i peccati del mondo e li espiò. Quando riponiamo la nostra fede in Lui, i nostri peccati sono imputati a Gesù e la sua giustizia è attribuita a noi. Gesù soddisfa la nostra fame e sete di giustizia. È il nostro Pane della Vita.
Articolo incluso per gentile concessione di Got Questions.org.[http://www.gotquestions.org/bread-of-life.html]
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Cristo paragona i bisogni dell’uomo alla fame e alla sete. Avere fame non è una vergogna. Chi l’ha provata sa che profondo bisogno rappresenti e che fitte dolorose porti con sé. Anche la sete non è cosa da poco; è una vera angoscia. Quale dolore sotto il cielo può essere più penoso della sete?
Anche il cuore ha la sua fame, perché, quasi senza rendersene conto, piange: «Ah, se qualcuno mi amasse, se potessi amare qualcuno il cui sentimento colmi la mia natura fino all’orlo». Il nostro cuore è avido d’amore. Ne va in cerca di qua e di là, ma rimane amaramente deluso. Quando però sente che Gesù Cristo l’ha amato prima della creazione del mondo ed è morto per lui, il suo vagabondare alla ricerca di affetto trova riposo. L’amore di Gesù scaccia tutte le brame di altri amori e riempie l’anima! Egli diventa lo Sposo del nostro cuore, il nostro Amore più caro, e noi chiediamo alle altre cose più banali di andarsene. —Charles Spurgeon, (1834–1892), adattato