Poco più che ventenne, mi avventurai in un viaggio decisivo per la mia vita. Facevo parte di un gruppo vocale cristiano; avevamo la visione di portare gioia e amore ai bambini che vivevano in orfanotrofi e desideravano una scintilla di luce nella vita. Natale è un periodo particolarmente affascinante e mi ritrovai a dirigere un animato spettacolo natalizio per un gruppo di bambini, tutti intorno ai cinque anni. Non sapevo che questo avrebbe segnato l’inizio di una storia commovente che si sarebbe conclusa quindici anni dopo.

Quel giorno, con l’aria piena di anticipazione ed entusiasmo, le nostre canzoni echeggiarono lungo i corridoi dell’orfanotrofio, catturando l’attenzione dei bambini e infiammando i loro cuori. Insegnammo loro canzoni che raccontavano la storia intramontabile della nascita di Gesù e il suo messaggio di amore e speranza. Per concludere lo spettacolo, consegnammo a ogni bambino un semplice regalo di Natale che includeva un poster, come segno per ricordare loro che Gesù li amava. Era una cosa che potevano tenere con sé ben oltre la fine delle feste.

Passano quindici anni; è un’estate calda nel luglio del 2005. Mancavano pochi giorni al mio matrimonio con Brian, l’amore della mia vita. Eravamo a casa della famiglia del nostro testimone, nel bel mezzo dei preparativi per le nozze, con tutta l’eccitazione di un capitolo nuovo nella vita.

Lontano dal brusio dei preparativi nuziali, la casa in cui stavamo aveva bisogno di alcune riparazioni ai confini della proprietà e i nostri amici avevano assunto alcuni operai per fare i lavori. Quando questi sono arrivati, i nostri amici non erano a casa, così mio marito ed io abbiamo fatto da padroni di casa. Ho preparato caffè e biscotti da servire agli operai mentre lavoravano a sistemare i muri e le mattonelle. Quello che è successo poi è stato straordinario.

Mentre passavo le tazzine e i dolci, ho incrociato con lo sguardo gli occhi curiosi del giovane apprendista. Sembrava preso da un senso di meraviglia, quasi sospeso nel tempo. Mi sono sentita a disagio ma anche incuriosita, così gli ho chiesto a cosa stesse pensando. La sua risposta mi ha sorpreso.

«Va tutto bene, signora», ha cominciato, con un sorriso. «Sono contento e allo stesso tempo sorpreso nel vederla. Mi ricordo di lei. Non posso crederci!» Il mio disagio è aumentato. Mi sforzavo di riconoscere una faccia che ero sicura di non aver mai visto prima.

«Mi permetta di tornare indietro nel tempo», ha aggiunto con un sorriso. «Posso chiederle se si chiama Katrin?» Ho fatto cenno di sì. I suoi occhi hanno avuto un lampo di riconoscimento, poi ha continuato: «Lei suona la chitarra, vero? E canta anche, molto bene, devo dire». Sono arrossita e ho sorriso per confermarlo. Non potevo fare a meno di chiedermi come potesse conoscere questi particolari su di me.

«Lo sapevo!» ha esclamato. «Vede, probabilmente lei non si ricorda di me, perché è successo molto tempo fa, avevo cinque anni ed eravamo in tanti…»
Mi ha detto di essere stato fra gli orfani di quel memorabile spettacolo di Natale. Con grande chiarezza ha ricordato come gli avessi preso le mani, guardandolo negli occhi, e lo avessi rassicurato dell’amore di Gesù. «Ho ancora il poster che mi ha dato», ha aggiunto tra le lacrime, «e non ho mai dimenticato di averla incontrata».

Il poster che gli avevo dato era diventato più di un segno di buone intenzioni natalizie. Aveva piantato nel suo cuore un seme di fede che lo aveva guidato negli anni.

Probabilmente erano stati più di cinquanta i bambini che ci correvano intorno in quel Natale indimenticabile. Quante erano le probabilità di incontrarne uno quindici anni dopo, alla vigilia delle mie nozze? Ma eccoci lì: due vite, collegate da un gesto di bontà e da un seme di fede piantato molto tempo prima, si incrociavano ancora.

Il mio Natale in luglio, come l’avrei chiamato, aveva un significato profondo per me. Mi ha parlato del possibile impatto delle nostre parole e dei nostri gesti di bontà.

Questo incontro inaspettato ha anche sottolineato l’importanza di piantare semi di fede, anche quando non possiamo predirne i risultati. Mi chiedo come sarebbe stata diversa la sua vita se avessi perso l’opportunità di parlargli dell’amore che Gesù provava per lui. Grazie al cielo non è stato così. Ed eccolo lì: il piccolo orfano era diventato un giovane eccezionale.

Nell’arazzo della vita, ogni incontro, per piccolo che sia, intesse un filo unico per formare una splendida storia. Quell’incontro casuale in luglio non è stato una coincidenza, ma un promemoria dell’impatto illimitato dell’amore e della grazia di Dio. Il miglior regalo di nozze possibile!

Quando ci siamo scambiati i voti, mio marito ed io abbiamo promesso anche di mettere in pratica la lezione imparata, di apprezzare ogni momento, di non sottovalutare mai il potere di una parola gentile e di essere sempre fedeli a portare il messaggio di Gesù a tutti quelli che incontriamo.