In un mercatino dell’usato ho comprato un libretto intitolato Il libro dell’amicizia. Il suo autore, H. L. Gee, con lo pseudonimo di Francis Gay, ne pubblicò uno ogni anno a partire dal 1939. È un libro che parla di semplici gesti gentili, come quelli di una signora che teneva un diario delle sue avventure per avere delle storie da raccontare quando faceva visita agli anziani, di una persona adulta che si era fermata ad ascoltare la storia della giornata di un bambino a scuola, di un bottegaio gentile, di un funzionario statale cortese.
Victor Frankle, sopravvissuto all’Olocausto e autore di Un uomo alla ricerca di significato, credeva che nessun gesto gentile andasse perso, ma fosse conservato con cura nei «granai del passato» che contengono il prodotto della nostra vita.
Credo che bontà e gentilezza non solo non vadano mai perdute, ma lascino in quei «granai» dei semi che, una volta piantati, portano a un raccolto nella vita di altri. Per esempio, supponiamo che tu dedichi del tempo ad aiutare un bambino e poi quel bambino diventa un uomo generoso e premuroso. Forse non si ricorderà di te o del tuo gesto, ma può darsi che l’attenzione che gli hai dimostrato da piccolo lo abbia influenzato, così che da adulto sarà più gentile e più attento ai bisogni degli altri. La tua gentilezza non è andata perduta. È stata piantata, poi è cresciuta e si è moltiplicata.
Ma torniamo al Libro dell’amicizia. In rete ho trovato una recensione scritta da una giovane che aveva trovato una sua vecchia edizione in mezzo a dei libri usati. Ha menzionato l’impatto che ha avuto su di lei; aveva sottolineato vari brani e li leggeva alle sue amiche. Immagina: le storie dei gesti premurosi di persone che molto probabilmente non sono più su questa terra hanno fatto la differenza nella vita di una ragazza e delle sue amiche in un altro secolo!
Quando Gesù parlò dei segni del suo ritorno negli ultimi giorni, disse che «l’amore di molti si raffredderà» (Matteo 24:12). Sembra che viviamo in un’epoca di individualismo e indifferenza, ma la Bibbia dice anche, parlando di Gesù, che la sua «luce splende nelle tenebre, e le tenebre non l’hanno sopraffatta» (Giovanni 1:5). E Gesù dice anche a noi di essere la «luce del mondo» (Matteo 5:14). Chiede a ognuno di noi di far risplendere la sua luce nel buio della vita degli altri. Anche il più piccolo gesto gentile può avere un impatto più grande di quanto potremmo mai sapere.