«La parola di Dio non è incatenata!»1 scrisse l’apostolo Paolo al suo giovane amico Timoteo, mentre era in prigione a Roma in attesa della sua esecuzione. Dopo il grande incendio di Roma del 62 d.C., si sparse la voce che Nerone avesse dato ordine di appiccarlo per fare spazio per il suo palazzo. Per distogliere l’attenzione, Nerone accusò i cristiani di averlo fatto e scatenò una grande persecuzione. Paolo fu arrestato di nuovo e condannato a morte.
Queste parole di Paolo mi sono tornate in mente durante il lockdown causato dalla pandemia di Covid-19, quando ho dovuto passare molto tempo chiuso in casa. Mi ha incoraggiato il fatto che Paolo avesse scritto la sua seconda lettera a Timoteo e quattro altre epistole nel Nuovo Testamento quando era prima ai domiciliari e poi in carcere. Paolo parlava di Gesù con passione e non permise alle circostanze fisiche di limitarlo nel raggiungimento del suo obiettivo.
Ero grato che Internet stesse funzionando durante il lockdown e grazie alla tecnologia ho potuto comunicare con gli altri. Ho notato che, con il disagio e l’incertezza causati dalla pandemia, molti dei miei amici e dei miei parenti cercavano risposte ed erano più aperti di prima al messaggio del vangelo. Ho chiesto a Dio di guidarmi su come portare queste persone più vicino a Lui e mi ha mostrato di cominciare sessioni di preghiera e di lettura della Parola con chi era isolato e senza molti contatti con altre persone. È stato anche un buon momento per rinnovare la mia stessa vita spirituale.
Paolo pregò anche che «la parola del Signore potesse spandersi rapidamente ed essere glorificata».2 La Parola di Dio si muoverà sempre liberamente e realizzerà il suo scopo nonostante qualunque situazione esista nel mondo, proprio come, in mezzo alle persecuzioni più brutali e disumane, il cristianesimo si diffuse rapidamente nell’impero romano, finché metà della sua popolazione arrivò a credere in Cristo.
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«Voi siete il sale della terra; ma se il sale diventa insipido, con che cosa gli si renderà il sapore? […] Voi siete la luce del mondo; una città posta sopra un monte non può essere nascosta. Similmente, non si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candeliere, perché faccia luce a tutti coloro che sono in casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, affinché vedano le vostre buone opere e glorifichino il Padre vostro che è nei cieli». —Gesù, in Matteo 5,13-16