Alcune cose non cambiano mai; per esempio, la domanda: «Chi sono io?». La ricerca di se stessi è un’esperienza universale, creata da Dio. Una cosa che è cambiata nelle ultime generazioni, però, è il punto di riferimento della loro ricerca. Per molti non è tanto una ricerca di valori e di uno scopo per la propria vita, quanto la ricerca di un’identità, di un’immagine, con una forte enfasi sull’individualità.
Non si è mai data tanta importanza all’espressione dell’individualità come nel mondo commerciale e mediatico di oggi. Ho fatto una rapida ricerca su Internet e ho trovato centinaia di siti che mi dicono come esprimere la mia individualità – e per la maggior parte vendono qualcosa. C’erano i metodi normali (la scelta di vestiti, acconciature, musica, diete o auto) e quelli meno convenzionali (tatuaggi e body-piercing). Di questi tempi, siamo bersagliati con qualsiasi cosa possa essere commercializzata. La pubblicità lancia articoli diversi, come suonerie personalizzate per i telefonini, urne crematorie artigianali ed estensioni colorate per i capelli – tutti mezzi per esprimere individualità. Quello che i consumatori non sembrano capire è che nella loro ricerca di individualità finiscono per essere modelli di conformismo, pubblicità mobili che promuovono le idee, i gusti, la creatività e l’intraprendenza di altre persone.
Quello che una volta era un rito di passaggio adolescenziale adesso ci segue dalla culla alla tomba – letteralmente! Una casa che vende biglietti d’auguri dice: «Vorrai esprimere la tua individualità con una partecipazione di nascita speciale». Una ditta di pompe funebri dice: «Organizzare in anticipo un rito funebre significa esprimere la tua individualità».
Ma fermati a pensare: sono quelle cose superficiali a rappresentare il vero te? O sono il tuo io interiore, il tuo spirito, i valori che ti spingono e guidano le tue azioni a determinare la tua vera persona? Per cosa vuoi essere conosciuto e ricordato? Per l’immagine che proietti o per l’influenza positiva che hai sugli altri? Chi sei tu?