«Se qualcuno dice che ama Gesù» — dice la canzoncina nel cartone cristiano che mia figlia guarda sempre — «dovrebbe camminare come ha camminato Lui. Camminare e parlare ed essere come Lui, in tutto quel che fai». Molti di noi probabilmente sono abituati a sentire consigli del genere e forse il nostro modo di interpretarlo è che dovremmo vivere seguendo certe regole, oppure prendiamo risoluzioni che finiamo per non rispettare e quindi ci scoraggiamo.
Per me, però, forse perché camminare non è una cosa che mi piaccia in modo particolare e perché non camminerei con il primo venuto, «camminare con Dio» implica molto di più che semplicemente ubbidirgli.
Quando Dio camminò con Adamo nel Giardino dell’Eden,[1 Vedi Genesi 3,8.] stava indicando chiaramente fin dal principio che voleva avere con noi un rapporto che comportasse compagnia, dialogo e intimità. Dio camminò con Adamo e in seguito con Enoc,[Vedi Genesi 5,24.] perché erano suoi amici; e vuole anche camminare con ognuno di noi ed essere amico di ognuno di noi.
Camminare con Dio non è una garanzia che le cose saranno sempre facili. Ci sono momenti in cui proviamo grande gioia, passione ed entusiasmo nella nostra amicizia con Dio; altre volte non abbiamo grandi sensazioni, o ci sentiamo perfino lontani da Lui. Sensazioni e sentimenti cambiano, ma Dio no. È sempre vicino a noi, anche quando non ci sentiamo vicini a Lui.
Se facciamo del nostro meglio per seguire le orme di Gesù, indipendentemente dal nostro umore e dal nostro senso d’inadeguatezza, scopriremo le benedizioni che nascono dall’essere più simili a Lui. Allora saremo in grado di dire per esperienza, come Re Davide: «Per me è un bene stare vicino a Dio!»[Salmi 73,28]