Quando mia moglie ed io abbiamo preso un cucciolo, il primo cagnolino che abbia mai avuto, mi è venuta in mente l’espressione «ama me, ama il mio cane». Si chiama Sophie e ci adora. Anzi, adora tutti. Non solo è una di quelle razze-giocattolo iperattive, ma è anche molto socievole. Comincia a scodinzolare non appena una nuova persona entra nel suo mondo ed entro un paio di secondi lo scodinzolio fa muovere il resto del suo corpo così in fretta che sembra debba smontarsi tutta. Se il nuovo arrivato fa il minimo cenno di accorgersi di lei, Sophie si entusiasma ancora di più e diventa avida di coccole. È lì che si scopre chi ama i cani e chi no.
Ho intenzione di fare un commento più profondo, ma prima vi racconto un’altra storiella a cui penso possa far riferimento la maggior parte dei genitori. Quando i miei figli erano piccoli si comportavano in un modo, be’, infantile. Piangevano e piagnucolavano per la minima cosa, rovesciavano più latte e più cibo di quanto ne mandassero giù, rompevano oggetti per goffaggine e curiosità; e appena furono abbastanza grandi da capire che c’erano dei limiti, cominciarono a fare di tutto per oltrepassarli. Gli volevo bene lo stesso. Potevano anche essere fastidiosi, perfino irritanti, ma erano solo bambini, dopotutto, e faceva tutto parte del processo d’apprendimento e di maturazione. E poi erano i miei. Quello che mi dava veramente fastidio era quando si vedeva il fastidio degli altri. «Ama me, ama i miei figli».
In quel contesto, diventa più chiara la connessione tra le due regole della vita che come disse Gesù comprendono tutto il resto: ama Dio e ama gli altri.[Vedi Matteo 22,37–39.] «Ama Dio, ama quelli che Lui ama», cioè tutti. Se amiamo veramente Dio e crediamo che ci abbia creato a sua immagine, come dice la Bibbia, ameremo e rispetteremo ognuna delle sue creature abbastanza da sforzarci di fare del nostro meglio per capirla e accettarla — difetti, fissazioni e tutto il resto.