Quando ho cominciato a fare jogging per motivi di salute, non mi sentivo molto ottimista. Pensavo di non riuscire a fare molto e ho quasi rinunciato all’idea. Con riluttanza, però, ho cominciato con un obiettivo minimo: correre per dieci minuti, camminare per cinque e poi correre di nuovo.

Quando ho cominciato, mi sono sentita subito senza fiato per quello sforzo insolito: le gambe hanno cominciato a farmi male dopo soli cinque minuti di corsa. Volevo disperatamente rinunciarci, ma ero solo a metà della prima parte del mio obiettivo, così ho tirato diritto. Non posso dire con esattezza quando sia successo, ma dopo aver superato il primo senso di sfinimento e tortura, è diventato tollerabile. Sono passati dieci minuti, poi quindici. Alla fine, ho raggiunto il mio obiettivo di correre per trenta minuti di fila.

La Bibbia parla della corsa in Ebrei 12:1-3: «Anche noi, dunque, poiché siamo circondati da una così grande schiera di testimoni, deponiamo ogni peso e il peccato che così facilmente ci avvolge, e corriamo con perseveranza la gara che ci è proposta, fissando lo sguardo su Gesù, colui che crea la fede e la rende perfetta. Per la gioia che gli era posta dinanzi egli sopportò la croce, disprezzando l’infamia, e si è seduto alla destra del trono di Dio. Considerate perciò colui che ha sopportato una simile ostilità contro la sua persona da parte dei peccatori, affinché non vi stanchiate perdendovi d’animo».

Ovviamente questo non si riferisce a una corsa di trenta minuti, ma è una metafora della nostra vita. Correre con perseveranza significa andare avanti, senza arrendersi. Non è una gara sui cento metri; è una maratona di resistenza e abbiamo bisogno di perseveranza e motivazione per raggiungere il traguardo.

Il primo posto in cui ci arrendiamo è nella nostra mente. Se ci scoraggiamo e ci convinciamo che una cosa è troppo difficile, allora solitamente lo è. Spesso succede quando distogliamo lo sguardo dal traguardo e cominciamo a pensare alle nostre sensazioni e alle circostanze.

Come cristiani, non c’è motivazione maggiore che continuare a tenere lo sguardo fisso su Gesù, che per noi sopportò con gioia una grande sofferenza, perché sapeva che cosa avrebbe realizzato e cosa avrebbe significato per noi. Se restiamo concentrati, le cose che pensavamo di non poter fare diventano possibili e un giorno potremo dire con l’apostolo Paolo: «Ho combattuto il buon combattimento, ho finito la corsa, ho conservato la fede» (2 Timoteo 4:7).