Dio riconosce i nostri bisogni materiali e la sua Parola contiene tantissime promesse di provvedere a noi, anche in abbondanza.[Vedi Proverbi 10,22 e Filippesi 4,19.] Gesù però ci ha anche avvertito che una vana ricerca di ricchezza può essere d’ostacolo a una vita cristiana.[Vedi Matteo 19,24.] La natura umana, poi, ci rende anche difficile valutare correttamente ciò di cui abbiamo bisogno. Come osservò Benjamin Franklin: «Più [denaro] uno ha, più ne vuole. Invece di riempire un vuoto, ne crea uno».

Allora, quanto è abbastanza?

L’apostolo Paolo affrontò questa grande domanda in una lettera a Timoteo e la sua conclusione ci sorprende nella sua semplicità: «Avendo di che nutrirci e di che coprirci, saremo di questo contenti. Infatti non abbiamo portato nulla nel mondo, e neppure possiamo portarne via nulla».[1 Timoteo 6,7-8.] Non dice niente di negativo su una vita superiore a questo standard minimo, ma quel che vuole affermare è che la vera contentezza non è legata alla prosperità materiale.

Alcuni studi hanno confermato che, oltre un certo punto, l’aumento della ricchezza può portare a una diminuzione della felicità e della qualità della vita.[P.e. Eugenio Proto, Aldo Rustichini, http://www.voxeu.org/article/gdp-and-life-satisfaction-new-evidence#.UtJNbd8rp_4.twitter.] È una cosa che ha senso: tutti abbiamo bisogno di qualche soldo per provvedere a noi e alle nostre famiglie, ma una volta soddisfatte le nostre esigenze e le nostre aspirazioni fondamentali, la corsa alla ricchezza spesso finisce per scontrarsi con la ricerca della felicità.

La morale sembra essere che molto dipende dal nostro atteggiamento e da ciò che Dio sta facendo nella nostra vita in un momento particolare. Soprattutto, se siamo nella povertà o nell’abbondanza,[Vedi Filippesi 4,12.] dovremmo ricordare che il vero successo e il vero appagamento nella vita s’incontrano quando conosciamo il nostro Padre celeste e ci avviciniamo a Lui. «Chi accumula tesori per sé e non ha un rapporto ricco con Dio, è uno stolto».[Vedi Luca 12,20-21.]