Recentemente ho visto Amore e altri rimedi, un film comico-romantico basato sul romanzo autobiografico di Jamie Reidy, Vendita aggressiva: l’evoluzione di un venditore di Viagra.

Anche se per me il film è un po’ un guazzabuglio di cose, descriveva una storia d’amore unica, realistica, diversa dai soliti romanzi d’amore. La giovane e bella Maggie Murdock (Anne Hathaway) ha una malattia degenerativa incurabile, il morbo di Parkinson. Per me questo ha un po’ compensato per le parti del film che non mi sono piaciute, perché nella vita vera, nel mondo reale, nelle relazioni reali, cose del genere succedono spesso.

Alcune settimane fa ho sentito un’intervista commovente a Toben Heim. Toben ha scritto diversi libri in collaborazione con sua moglie Joanne, tra i quali Per sempre felici e contenti: uno sguardo realistico al primo anno di matrimonio. Ha anche scritto da solo diversi altri libri e ha firmato con Ryan Dobson Sfasciato: quel che Dio può fare quando le cose si rompono e bruciano.

Nell’intervista Toben parlava del suo impegno sempre maggiore nel suo matrimonio, dopo il recente ictus di Joanne, che l’ha lasciata paralizzata, incapace di parlare e in preda a terribili sofferenze fisiche, mentali ed emotive. È stato molto commovente sentirlo spiegare quel che era successo e il modo in cui aveva colpito la loro vita e quella dei figli, ma è stato anche molto ispirante sentire come aveva rinsaldato il suo amore per la moglie e la sua fede nelle promesse divine.

Di recente ho anche letto alcuni brani da un’intervista a Laura Hillenbrand, l’autrice del bestseller Seabiscuit: una leggenda americana. È famosa per il suo stile vivace e i suoi personaggi energici, ma lei stessa è praticamente ridotta a letto da decenni e soffre di una grave malattia degenerativa. Per darvi un’idea delle difficoltà che incontra, molte volte non ha nemmeno la forza di parlare o di rigirarsi nel letto.

Quando l’intervistatore le ha chiesto come riuscisse a farcela, Hillenbrand ha dato gran parte del merito a suo marito, il suo innamorato dai giorni del liceo. Ha spiegato: “[Quando ci siamo sposati] stavo troppo male per andare al ricevimento e sono stata alla cerimonia solo per alcuni minuti. Ha sopportato tutte queste cose insieme a me. Alcune coppie ne sarebbero state divise, ma nel nostro caso ci ha unito. Ci comprendiamo molto bene. Lui non vede in me la malattia, ma tutto il resto. Abbiamo dovuto imparare a farlo. Non è per niente facile essere una coppia, quando c’è di mezzo una malattia”.

Quando ho letto il suo toccante racconto e ho pensato a che persona speciale, che sant’uomo deve essere suo marito, non ho potuto fare a meno di pensare alla mia situazione e a tutto quello che la mia santa moglie Cristina ha dovuto sopportare altruisticamente con me anno dopo anno. E non si tratta solo delle mie emicranie regolari e di altre malattie e acciacchi cronici che mi ha dovuto aiutare a sopportare. Sono cose che certamente hanno influito sulla sua vita, ma ha sopportato anche tutto il resto, cose che avrei molte difficoltà a sopportare se la situazione fosse rovesciata e mi trovassi nei suoi panni.

Penso che si potrebbe dire che, se non tutti, almeno la maggioranza di noi abbia qualche acciacco. La verità è che, nella buona o nella cattiva salute, far funzionare qualsiasi tipo di rapporto non è facile, punto e basta. Ci sono sempre problemi e difficoltà che richiedono una misura enorme di grazia soprannaturale. Tutti abbiamo punti deboli e problemi ricorrenti che richiedono una riserva illimitata di perdono e di amore altruista e incondizionato da parte della nostra compagna o del nostro compagno. So che io ce li ho! Non so come Cristina sia riuscita a sopportarmi in tutti questi anni, ma l’ha fatto e l’ammiro per questo e ringrazio Dio di avermela data. È senz’altro una santa.

Alcuni mesi fa ho ascoltato un’altra intervista molto toccante a Joni Eareckson Tada e a suo marito Ken, durante la quale fu chiesto loro di parlare del loro ultimo, sorprendente, viaggio insieme. Oltre a tutte le altre cose che hanno sopportato, a Joni è stato recentemente diagnosticato un tumore al seno. Era una testimonianza così commovente di fede e devozione matrimoniale che non ho potuto dimenticarla. Ovviamente, affrontare il cancro e le relative cure mediche è difficile per chiunque, ma è stato veramente straziante ascoltare la loro descrizione delle difficoltà che rappresenta per una persona come Joni, che è quadriplegica, e per Ken, che la cura con affetto e dedizione. L’intenzione originale dell’intervistatore era di informare e aggiornare il pubblico sul cancro di Joni e sul suo trattamento e di chiedere al pubblico di pregare per lei; ma nel corso dell’intervista è uscito qualcosa di molto di più: una storia d’amore bella e sorprendente!

Mentre l’ascoltavo mi è venuto da piangere, non solo per il resoconto delle difficoltà che questa stupenda donna di Dio ha dovuto affrontare, ma ancora di più per l’amore profondo rispecchiato nella voce tremante di suo marito, mentre spiegava come fosse difficile per lui vedere Joni soffrire così tanto e come la malattia li avesse avvicinati ancora di più e avesse aumentato il loro amore.

Joni ha spiegato: «È molto bello avere qualcuno al tuo fianco, quando stai molto male ed è quasi un incubo. L’altra notte avevo dolori tremendi e prima di andare a letto ho pregato: “Signore Gesù, perché non ti fai vedere questa notte? Fatti vedere e sentire. Fammi sapere che sei con me. Hai promesso che non mi lascerai e non mi abbandonerai. Fammelo sentire questa notte”.

Come previsto, ho dovuto svegliare Ken perché mi aiutasse. E mentre era lì in piedi, nella luce fioca della lampada sul comodino, ho detto: “Sei Lui! Tu sei Gesù! Ken, lo sento quando mi tocchi, lo vedo nella tua faccia, nel tuo sorriso. Lo sento nel tono della tua voce”. Ed è stata una cosa dolcissima sentire la presenza di Gesù in mio marito».

Posso capire perfettamente quello che diceva Joni. Grazie a Dio, non ho mai dovuto sopportare il genere di cose con cui lei ha convissuto con tanto coraggio e sopportazione da quando è rimasta paralizzata in un incidente tanti anni fa, ma le persone che mi stanno vicino sanno che ho avuto regolarmente la benedizione di problemi di salute di qualche tipo e che spesso provo dolori. A volte sto così male e il dolore è tanto forte che non riesco nemmeno a pensare o a parlare. Sono sicuro che anche molti altri con problemi di salute cronici possono capirlo.

Ma anche nei momenti più difficili Gesù è sempre stato lì con me, a calmarmi e consolarmi e finalmente guarirmi. Non mi ha mai lasciato privo di aiuto e di conforto. E innumerevoli volte è stata Cristina a rappresentare Gesù per me, con le sue cure amorevoli, la sua pazienza infinita, la sua grande sopportazione e il suo amore incondizionato. Lei è così. Come il marito di Joanne Heim, come quello di Laura Hillenbrand, come quello di Joni Eareckson Tada, come tanti altri mariti e tante altre mogli di cui non abbiamo mai sentito parlare, mia moglie resta con me nella buona e nella cattiva sorte, nella malattia e nella salute.

Naturalmente non c’è sempre una persona così accanto a noi. Anche in quei momenti, però, è bello sapere che Gesù è sempre lì, perché può simpatizzare con le nostre infermità[Vedi Ebrei 4,15.] e vede i nostri bisogni; ci aiuta sempre a superare anche le notti più buie. Anche quando non lo apprezziamo come dovremmo rimane fedelmente al nostro fianco. Qualsiasi cosa succeda, è sempre lì. Quando però c’è qualcun altro nella tua vita – un marito, una moglie, un parente o un amico – una persona che sceglie di essere disponibile qualsiasi cosa tu stia passando, una persona che non ti vede come un ammalato o un problema, ma ti considera per quello che sei, o per quello che puoi diventare, è una cosa sorprendente e stupenda, quasi troppo bella per essere vera.

Voglia il cielo che possiamo vivere altruisticamente, generosamente, amorevolmente, ogni giorno, essendo Gesù per le persone che Dio mette nella nostra vita – «nella buona e nella cattiva sorte, nella salute e nella malattia».