Stavo dando un’occhiata a un vecchio numero di Contatto e ho trovato la seguente citazione del dr. Bob Pedrick: «Nella parabola di Gesù sul figliol prodigo,1 vi ricordate come si comportò il padre quando il ragazzo tornò a casa? Gli corse incontro e gli annusò il fiato per capire se aveva bevuto? Fece qualche commento sullo stato dei suoi vestiti? Lo criticò per i capelli arruffati e le unghie sporche? Gli chiese quanto gli era rimasto nel suo conto in banca? Ovviamente no. Abbracciò il suo ragazzo: l’abbraccio di un’affettuosa accettazione».

La maggior parte di noi si ricorda il messaggio generale del pentimento del figlio e del perdono da parte di suo padre, ma questa citazione descrive qualcosa di ancora più profondo. Il padre si mette addirittura a correre incontro al figlio per salutarlo e abbracciarlo, ancora prima che questi abbia il tempo di chiedere scusa o cercare di spiegare la sua scomparsa. In nessun momento il padre dimostra interesse nel riportare alla mente le disavventure del figlio o anche solo nel trarne una lezione— per aiutarlo a comportarsi meglio un’altra volta, ovviamente.

Con questa storia, Gesù invitava tutti noi che ci siamo allontanati da Dio a ritornare da Lui, ma descriveva anche il tipo di amore che un genitore dovrebbe avere — incondizionato e completo — anche nei momenti difficili, anche quando i nostri figli sono cresciuti, hanno una vita loro e sono responsabili delle loro scelte.

La trasformazione nel rapporto tra genitori e figli è presa in considerazione in modo interessante in due articoli della nostra regolare collaboratrice Marie Alvero, alle pagine 14 e 15 di questo numero. Il primo articolo è stato scritto quindici anni fa, quando Marie e suo marito erano genitori giovani; il secondo è stato scritto pochi mesi fa.

Ho fatto un simile tuffo nel passato quando ho trovato una riflessione che avevo scritto sulla prima festa di compleanno di mia figlia.2 Rileggendola, mi è sembrato divertente che a quei tempi pensassi che un anno potesse passare così in fretta. Oggi, quella piccolina timida con il suo vestitino rosa è un’adolescente brillante – ed io mi chiedo dove sono finiti dodici anni. Quello dei genitori è un lavoro in corso d’opera e guardandoci indietro vorremmo averlo fatto meglio, ma spero di poter continuare a migliorare e assomigliare di più al padre del figliol prodigo della storia.

Con l’aiuto di Dio, so di poterlo fare. E anche tu puoi farlo!

  1. Vedi Luca 15,11-24
  2. Vedi https://activated-europe.com/it/la-mia-principessa/