Quando Gesù risuscitò dai morti, la sua risurrezione fu la prima fase della nuova creazione di Dio, un nuovo tipo di esistenza umana — un corpo umano trasformato dalla potenza divina in un corpo non più soggetto a morte, decadimento e decomposizione. Non era mai successo niente di simile! «Sapendo che Cristo, essendo risuscitato dai morti, non muore più; la morte non ha più alcun potere su di Lui».[Romani 6,9.]

Il corpo risorto di Gesù non soffriva più le conseguenze della tortura a cui era stato soggetto: la schiena lacerata dalle sferzate, il capo coperto di sangue dalla corona di spine, la mani, i piedi e il fianco trafitti. Non era più coperto di lividi, né esausto per tutto ciò che aveva patito.

Il suo corpo risorto non era uno spirito; era di carne e ossa, e i suoi discepoli potevano toccarlo. Lui insegnò loro,[Vedi Luca 24,27.] camminò con loro,[Vedi Luca 24,13–15.] cucinò per loro[Vedi Giovanni 21,9–13.] e mangiò con loro.[Vedi Luca 24,41–43.] In un’occasione si presentò a cinquecento di loro.[Vedi1 Corinzi 15,6.] Dopo quaranta giorni,[Vedi Atti 1,3.] salì fisicamente in cielo,[Vedi Atti 1,9–11.] dove siede alla destra di Dio.[Vedi Marco 16,19.]

Come cristiani, facciamo parte anche noi della nuova creazione divina. Possiamo guardare con speranza al momento in cui Gesù ritornerà e risusciterà anche i nostri corpi.[Vedi 1 Tessalonicesi 4,16–17; 1 Corinzi 15,51–52.] L’apostolo Paolo parla dei corpi risorti come di un seme che viene piantato e da cui nasce una pianta completa.[Vedi 1 Corinzi 15,35–38.] Poi prosegue spiegando che questi corpi nuovi saranno incorruttibili e risusciteranno in gloria e potenza come corpi spirituali.[Vedi 1 Corinzi 15,42–44.49.]

Essere incorruttibili significa che i nostri corpi non avranno le debolezze che hanno adesso. Non saranno toccati dall’invecchiamento, né dalle malattie o dalla stanchezza come adesso. Come ha scritto un autore: «In questi corpi della risurrezione vedremo chiaramente l’umanità come Dio voleva che fosse».[Wayne Grudem, Systematic Theology, p. 832.]

Quando una persona riceve Gesù come suo salvatore, lo Spirito di Dio va a dimorare in lei ed essa viene rinnovata e rigenerata. Il rinnovamento è un cambiamento completo del credente, in meglio. La rigenerazione è il prodotto di una nuova vita consacrata a Dio, un cambiamento radicale della mente. «Ma quando apparvero la bontà di Dio, nostro Salvatore, e il suo amore verso gli uomini, Egli ci ha salvati non per mezzo di opere giuste che noi avessimo fatto, ma secondo la sua misericordia, mediante il lavacro della rigenerazione e il rinnovamento dello Spirito Santo».[Tito 3,4–5.]

Come parte della nuova creazione, lo Spirito di Dio ci cambia, aiutandoci a indossare la mente di Cristo, mentre sviluppiamo e riflettiamo alcune delle caratteristiche divine, crescendo in amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mansuetudine e autocontrollo.[Vedi Galati 5,22–24.]

Ed è per questo che abbiamo molto da celebrare: che Dio vive in noi e ci aiuta, ci guida e ci rinnova; che facciamo parte della sua nuova creazione; che vivremo eternamente nei nostri corpi nuovi, con una salute perfetta e senza segni d’invecchiamento, malattie o infermità. Questa è la buona notizia del Vangelo: l’amore che Dio ha per ogni individuo, l’offerta della vita eterna, della risurrezione dei morti, di essere una creatura nuova in Cristo Gesù oggi e di far parte della nuova creazione per l’eternità.

Voglia il cielo che la bellezza del dono di Dio in Gesù ci spinga a condividerlo, insieme a tutte le sue benedizioni, con più persone possibile.

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Ho stabilito che ci sono due modi di vedere la storia dell’umanità. Uno è di concentrarsi sulle guerre e sulla violenza, sullo squallore, sul dolore, sulle tragedie e sulla morte. Da un simile punto di vista, la Pasqua sembra un’eccezione da favola, una contraddizione stupefacente nel nome di Dio. Questo ci offre qualche conforto, anche se devo confessare che quando i miei amici sono morti, il dolore era così profondo che ogni speranza in una vita dopo la morte sembrava piuttosto debole e inconsistente. Ma c’è un altro modo di vedere il mondo. Se prendo come punto di partenza la Pasqua, il fatto inconfutabile di come Dio tratta le persone che ama, allora la storia umana diventa la contraddizione e la Pasqua diventa un’anteprima della realtà ultima. La speranza allora scorre come lava sotto la crosta della vita quotidiana.

Questo, forse, descrive il cambiamento nella prospettiva dei discepoli quando si sedettero in quella stanza chiusa a chiave, a discutere gli avvenimenti incomprensibili della domenica di Pasqua. In un certo senso non era cambiato niente: Roma occupava ancora la Palestina; le autorità religiose avevano ancora una taglia sulla loro testa; la morte e il male regnavano ancora là fuori. Gradualmente, però, lo shock di quel riconoscimento fece posto a un lungo strascico di gioia. Se Dio poteva fare quello—Phillip Yancey[The Jesus I Never Knew (Grand Rapids, MI: Zondervan, 1995)] (n. 1949)