Che cosa viene in mente quando si pensa al Natale? Forse regali, abeti, luci, agrifoglio, cibi buoni, la nascita di Cristo, l’anno nuovo in arrivo, la fine di quello vecchio e probabilmente, per molti, il racconto Cantico di Natale.

Questo famosa storia di un uomo scorbutico e avaro, Scrooge, è stata spesso riraccontata nei molti anni dalla sua prima pubblicazione da Charles Dickens nel 1843.[1.Vedi http://it.wikipedia.org/wiki/Il_canto_di_Natale.] Per molti, questa storia è diventata un simbolo del Natale; tuttavia, anche se molti di noi conoscono bene l’insensibilità, l’avarizia e l’avidità del personaggio principale Ebenezer Scrooge, quante volte pensiamo ad applicare le lezioni di questo racconto alla nostra vita personale?

La storia parla di un miserabile taccagno e ne mostra la sua drammatica trasformazione in una persona migliore. Prima della sua trasformazione, Scrooge era l’opposto di tutte le buone qualità rappresentate dal Natale: amore, carità, buona volontà, altruismo, sensibilità e premura nei confronti degli altri. Anche se può sembrare una rappresentazione piuttosto eccessiva di un carattere tirchio, quest’uomo è anche una metafora della natura avara che risiede in ognuno di noi.

C’è un po’ di egoismo in ognuno di noi, vero? Obiettivi mancati, buoni ideali dimenticati? Incrociamo gli altri senza una parola o uno sguardo gentile , troppo presi da noi stessi per notarli?

Non dobbiamo aspettare di arrivare a un punto estremo di egoismo come quello di Scrooge, prima di decidere di fare un cambiamento. Non sarebbe meraviglioso se a ogni Natale potessimo dare un’occhiata onesta alla nostra vita, alle cose del passato, a quello che facciamo nel presente e ai nostri obiettivi per il futuro, e vedere che cosa è diventato più importante per noi?

Con un gesto estremo di amore e altruismo, Dio ci ha dato Gesù, perché ci insegnasse il suo amore e poi morisse per noi per offrirci la salvezza eterna. A Natale celebriamo questo regalo meraviglioso. Non potremo mai sperare di ripagarlo, ma Gesù dice che «tutte le volte che l’avete fatto ad uno di questi miei minimi fratelli, l’avete fatto a me».[Matteo 25,40] Ogni parola gentile, ogni buona azione fatta per amore — non perché è una cosa logica o nei nostri migliori interessi, ma perché può aiutare qualcun altro — finirà per aiutarci, spesso nella maniera che meno ci aspettiamo.

Prendendo Gesù come modello di vita, possiamo sperare di rispecchiare alcune delle qualità che ci manterranno felici e faranno di noi una benedizione per il prossimo e delle persone migliori in generale.

Proponiamoci l’obiettivo — sempre e non solo a Natale — di fare un passo indietro e rivalutare la nostra vita e i nostri valori, per stabilire qual è stata la forza motrice di tutte le nostre azioni. Assaporiamo ogni momento finché lo viviamo e approfittiamo di ogni opportunità per aiutare un altro essere umano, perché alla fine è l’unica cosa che conterà davvero.

Natalie (1991–2011) passò la maggior parte della sua breve vita in Africa, dove i suoi genitori gestivano diversi progetti umanitari, e s’impegnò ad aiutare gli altri fin da piccola. Questo articolo, scritto nel 2006, ci è stato mandato dai suoi genitori, Gino e Clotilde, che proseguono il loro lavoro nella Repubblica del Congo. Scoprite altro sulla loro opera qui

Ho considerato sempre il giorno di Natale, quando è tornato, come un bel giorno, un giorno in cui ci si vuol bene, si fa la carità, si perdona e ci si diverte: il solo giorno del calendario in cui uomini e donne per mutuo accordo pare che aprano il cuore e pensino alla povera gente come a compagni di viaggio verso la tomba e non già come ad un’altra razza di creature avviata per altri sentieri.

—Fred, nipote di Scrooge, in Cantico di Natale, di Charles Dickens