Nella Bibbia Dio spesso usa metafore o immagini verbali per descrivere il nostro rapporto con Lui; per esempio, un pastore e le pecore (Giovanni 10:7-15), un padre e un figlio (2 Corinzi 6:18), una vite e i tralci (Giovanni 15:1-5) — e uno sposo e una sposa (Osea 2:19-20).

Anche se la Bibbia contiene sessantasei libri, i suoi commentatori spesso hanno notato che in realtà è un unico libro con un tema costante. È una storia d’amore. Come ogni storia del genere, anche questa ha un inizio, degli alti e bassi e una conclusione mozzafiato.

Questa storia d’amore inizia davvero «nel principio», quando Dio creò il primo uomo e la prima donna, Adamo ed Eva. Li modellò esattamente come voleva, soffiò in loro un alito vitale, poi ammirò il suo capolavoro: «Questo è molto buono!»

Purtroppo, l’uomo e la donna scelsero di respingere il rapporto eterno, perfetto e intimo con Dio che Lui offriva loro; scelsero invece di allontanarsi alla ricerca di egoismo e peccato. Senza Dio, gli esseri umani che erano stati creati per vivere in intimità con Lui sperimentarono solitudine, confusione e dolore. Nel corso dei millenni abbiamo tentato di tutto per recuperare il senso di appagamento offertoci da questa intimità ormai perduta, ma niente è riuscito a soddisfarlo.

Alla fine, anche se eravamo stati noi a voltare le spalle a Dio, è stato Lui a iniziare il percorso di riconciliazione. Nel suo amore, sapeva che c’era una sola soluzione. Nonostante il suo prezzo, scelse di mandare suo Figlio a mostrarci la via per tornare da Lui.

Che cosa significa questo per noi? Significa che il cristianesimo non è semplicemente una religione o un insieme di regole e riti. Il cristianesimo è un rapporto; non un rapporto qualsiasi, ma uno che la Bibbia paragona a un matrimonio in cui ci deve essere intimità, trasparenza, comunicazione aperta e la condivisione di speranze e desideri. La Bibbia ci dice: «Il tuo creatore è il tuo sposo; il suo nome è l’Eterno degli eserciti» (Isaia 54:5) e aggiunge che noi «apparteniamo a un altro, che è risuscitato dai morti [Gesù], affinché portiamo frutti a Dio» (Romani 7:4).