Oggi sono ritornata in un grande magazzino per restituire un aspirapolvere che avevo comprato e che si era rivelato difettoso. Avendolo restituito, avevamo ancora bisogno di prenderne uno nuovo, così ci siamo diretti verso la corsia che esponeva modelli di varie marche. Per caso c’era proprio la rappresentante di una delle marche che stava presentando i suoi modelli.
Era un’ottima venditrice. Indossava una blusa con il logo della marca e spiegava come lei stessa usava quell’aspirapolvere a casa sua. Sono modelli che costano il doppio delle altre marche, ma lei ma lei era così entusiasta del loro funzionamento, che era facile lasciarsi convincere e pensare di aver fatto un buon affare. Conosceva bene il prodotto, ne era orgogliosa e ti faceva credere che ne avevi bisogno anche tu!
Per quell’aspirapolvere “indispensabile” abbiamo sborsato una somma più alta di quanto avevamo progettato e pensando quanto sia difficile solitamente farmi pagare così tanto qualcosa, mi sono chiesta se sarei capace di vendere qualunque cosa con un simile successo. E in modo particolare, “vendo” Gesù con tutto quell’entusiasmo? Vedendomi, si capisce che ne sono una “rappresentante”? Provo abbastanza passione per il mio “prodotto” da riuscire a convincerti che ne hai bisogno anche tu, anche se costa?
Non c’era una risposta facile. Penso che l’obiettivo più alto per quelli di noi che seguono Gesù sia convincere gli altri a volerlo vedendo il modo in cui viviamo e ascoltandoci parlare. Se non ci riusciamo, penso che ci sia un’unica soluzione: imparare a conoscere meglio il “prodotto”.
Sono giunta alla conclusione che, se non provo una passione selvaggia per Gesù, allora forse non lo conosco abbastanza bene. Se non riesco a farti volere Gesù di più nella tua vita, probabilmente è perché non è abbastanza presente nella mia. Se abbiamo la speranza di avvicinare gli altri a Cristo, allora anche noi dobbiamo avvicinarci di più a Lui. A quel punto, come per qualsiasi prodotto eccezionale, i risultati parleranno da soli.