Recentemente sono diventata madre di due bimbe. Con l’aggiunta di un bambino alla famiglia ci sono così tante emozioni, gioie e lezioni nuove. La sfida più recente è quella di ritornare al mio lavoro e preparare la mia bambina a questa transizione. La prima (che adesso ha quasi quattro anni) non si è mai abituata a usare il biberon e la seconda sembra avviata sulla stessa strada. Ogni volta incontro la stessa delusione e provo un grande senso di spreco quando butto via il latte non finito.
Mentre il prezioso nutrimento scorre giù nello scarico, vorrei che mia figlia riuscisse in qualche modo a capire che quello che faccio è per il suo bene. Vorrei che capisse che questo latte è altrettanto buono di quello a cui è abituata, ha solo una confezione diversa. Non è altrettanto caldo, comodo, tenero e confortante, ma è perfettamente adatto ai suoi bisogni. Vorrei che capisse che non sto cercando di farla irritare o di non darle ciò che vuole, con l’intenzione di farle del male o perché non comprendo il suo pianto di fame e frustrazione. Lo faccio perché le voglio bene e voglio che sia in grado di affrontare i cambiamenti in arrivo e iniziare il prossimo stadio della nostra vita.
Con l’avvicinarsi della data d’inizio del mio nuovo lavoro, comincio ad avvertire la tensione. Una sera, in piedi davanti al lavandino, ho ripensato agli ultimi sei mesi e a quante cose sono cambiate per la nostra famiglia. Più di un anno fa io e mio marito, con altri due amici, abbiamo aperto una ditta che ha avuto un discreto successo. Avevamo rimandato l’arrivo di un secondo figlio per dedicare la nostra attenzione a questa impresa. Il lavoro e le persone con cui lo facevamo ci hanno portato molta gioia. Era un sogno divenuto realtà e avevamo grandi speranze per il futuro. Passato il primo periodo, ci aspettavamo di avere un anno un po’ più tranquillo per concentrarci di più sulla nostra famiglia.
Ma poco prima d’iniziare il secondo anno di attività ci siamo trovati in disaccordo con uno dei nostri soci, per una questione di principio. Improvvisamente, tre di noi hanno finito per perdere tutti gli investimenti che avevamo fatto nella ditta, più qualcos’altro. È stata una perdita dolorosa in molti sensi.
Tornando al presente ho fatto un sospiro e ho sentito un nodo alla gola. Perché le cose sono andate in questo modo? Perché adesso devo ritrovarmi a lasciare la mia piccola così presto? Perché questa persona ci ha ferito così profondamente? Ogni anno ci presenta un modo nuovo di mettere alla prova la nostra sopportazione; questo poi più di tutti. Quando riusciremo ad avere un attimo di respiro?
In quel momento la mia mente non era certo focalizzata su cose spirituali, ma improvvisamente mi ha colpito un pensiero, un attimo d’intuizione che si è inserito di colpo nel filo dei miei pensieri agitati. Quello che sto cercando di fare con la mia bimba è un po’ come quello che Dio a volte deve fare con noi. Vuole solo il nostro bene, ma a volte le cose che lascia accadere nella nostra vita non ci sembrano affatto buone. Quello che ci viene sbattuto in faccia è strano, insolito e scomodo. Non riusciamo a vedere al di là di quella cosa grossa e odiosa e ci sentiamo separati dal calore e dalla vicinanza a cui c’eravamo abituati.
Proprio come la mia bimba, la mia anima piangeva, non vedendo come potesse venir fuori qualcosa di buono da questa situazione. Grazie al cielo ho un Padre che è onnipotente e onnisciente e non mi abbandonerà mai, neanche nei miei momenti di debolezza. Mentre mi asciuga le lacrime, sussurra dolcemente: «Non ti sto negando ciò di cui hai bisogno. So che a volte sembra difficile e ti senti stressata, bambina cara, ma so di cosa hai bisogno nella nuova fase della tua vita. Voglio darti le competenze necessarie e, se hai fiducia in Me e accetti quello che ti offro, presto vedrai che sarai sazia e soddisfatta come prima. Ma a quel punto sarai più saggia e più in grado di accettare il futuro e quello che ho preparato per te».
Come deve ferire il Padre quando non confidiamo in Lui e ci lasciamo sfuggire le sue offerte preziose, quando respingiamo i suoi migliori sforzi per aiutarci, resistendo e protestando ad alta voce. Quanti dei suoi doni mi sono lasciata sfuggire o ho appena assaggiato, senza approfittarne a fondo? Tutte quelle cose buone potrebbero essere mie, se solo confidassi, cedessi ai suoi desideri, decidessi di accettare i cambiamenti e mi sforzassi un po’ di più per vedere cosa potrebbe succedere.
Meditandoci sopra un po’ di più, posso pensare alle innumerevoli volte in cui ho incontrato dolori, ingiustizie e affrontato sfide che sembravano scoraggianti. Con il tempo ho visto che erano tutti dei punti di partenza. Portavano a luoghi, persone ed esperienze nuove, che a loro volta mi donavano gioia, appagamento e le competenze necessarie per alcune opportunità che sarebbero arrivate in seguito. Senza questi traumi e drammi del passato so che non avrei la fede e la fiducia che ho adesso per affrontare quest’ultimo cambiamento decisivo nella mia vita.
Va bene, Padre celeste, scalda quel biberon. Mi fido di Te. Salute!