Morire è porre piede su una riva silenziosa
dove non s’infrangono i flutti né s’abbatte la tempesta;
prima di sentire la carezza amica, è finita.
—Sir Samuel Garth (1661–1719)
Se Dio ha fatto il mondo così bello, dove pur regnano morte e peccato,
quanto più meraviglioso è quello che in Paradiso sarà ritrovato.
—James Montgomery (1771–1854)
Nemmeno tutte le sottigliezze della metafisica possono farmi dubitare per un momento l’immortalità dell’anima e di una provvidenza caritatevole. La sento, la credo, la desidero, la spero e la difenderò fino all’ultimo respiro. —Jean-Jacques Rousseau (1712–1778)
In cielo potrò udire. —Presunte ultime parole di Ludwig van Beethoven (1770–1827)
Osserviamo, diletti, come il Signore ci indica continuamente che ci sarà una risurrezione futura, di cui ha fatto nostro Signore Gesù Cristo la primizia. Contempliamo la risurrezione che ha luogo davanti ai nostri occhi in ogni stagione. Il giorno e la notte dichiarano una risurrezione. La notte scende e il giorno sorge; nuovamente il giorno s’allontana e giunge la notte. Osserviamo i frutti della terra. Il seme è gettato: È caduto nella terra secco e nudo; col tempo si dissolve e dalla sua scomparsa la potenza del Signore lo fa risorgere; e da un solo seme molti nascono e portano frutto. —Clemente Romano (m. 99 d.C.)
C’immaginiamo la morte che viene a distruggere; immaginiamoci invece Cristo che viene a salvare. Pensiamo alla morte come alla fine; rivolgiamo invece il pensiero alla vita, che giunge con la sua pienezza. Pensiamo alla perdita; consideriamo invece il guadagno. Pensiamo alla separazione; pensiamo invece all’incontro. Temiamo la partenza; pensiamo piuttosto all’arrivo. E quando la voce della morte sussurra: «Devi lasciare questa terra», ascoltiamo invece la voce di Cristo che dice: «Stai venendo da me!» —Norman Macleod (1812–1872)
La terra è il paese dei morenti: dobbiamo estendere la nostra prospettiva al cielo, che è il paese dei vivi. —George Horne, Vescovo (1730–1792)
È impossibile che una cosa così naturale, così necessaria e universale come la morte, sia stata disegnata dalla Provvidenza come un male per l’umanità. —Jonathan Swift (1667–1745)
Qualunque cosa sia dentro di noi, che sente, pensa, desidera e anima, è qualcosa di celestiale e divino, e di conseguenza immortale. —Aristotele (834–322 a.C.)