Ogni anno ricevo una lettera da una donna che ho conosciuto per circa sei mesi più di dieci anni fa. Quando ci siamo incontrate, mi sembrava che la mia vita fosse in fiamme. Avevo quattro figli piccoli e ci eravamo appena trasferiti in una nuova città: eravamo al verde, il nostro matrimonio si stava logorando per lo stress e, onestamente, lo stesso stava succedendo anche alla mia fede. Non avevamo amici o rapporti sociali nel posto in cui ci trovavamo e il futuro non prometteva nulla di buono.
Ci siamo incontrate il primo giorno di scuola dei nostri figli. Non poteva essere più diversa da me! Mentre io mi sentivo un disastro, lei era tranquilla e prevedibile. Aveva la calma e il comportamento di chi non si curava dell’ultima moda o tendenza, ma aveva creato una vita semplice e significativa.
I nostri figli si sono affezionati gli uni agli altri. E invece di mantenersi a distanza da questa giovane mamma agitata, quella donna ci ha aperto la sua casa e la sua vita. Abbiamo condiviso molti pasti con la sua famiglia, i miei figli hanno trascorso ore nel loro giardino, ci ha portato in chiesa con la sua famiglia e ha organizzato attività per i bambini. Mi ha insegnato a destreggiarmi in cose che per me erano nuove e ha contribuito alla mia vita in modi di cui credo non si rendesse nemmeno conto.
Grazie a lei sono entrata in contatto con un piccolo gruppo di mamme che si incontravano ogni settimana per pregare e studiare la Bibbia. È stato un po’ ironico. Venivo da una vita incentrata sul lavoro missionario e sulla condivisione della Bibbia con gli altri, ma la mia fede era scesa al suo punto più debole e vulnerabile. Queste donne si sono strette intorno a me e hanno pregato per me in quei pochi mesi in cui non avevo la forza di farlo da sola.
Quando penso agli esempi di amore nella mia vita, onestamente ne ho avuti molti. C’è sempre stato qualcuno a riflettere l’amore di Cristo nella mia vita, ma questa donna si distingue per me. Penso che sia perché ne avevo un grande bisogno in quel momento e perché lei non era assolutamente obbligata a farlo. Non era obbligata a permettere che la sua vita si complicasse con l’ulteriore scompiglio portato da me, ma l’ha fatto.
Ci scriviamo ogni anno con aggiornamenti e foto, e la sua gentilezza e la sua amicizia sono ancora presenti. Mi ricorda che alcune delle opportunità più grandi che abbiamo di avere un impatto sulla vita degli altri stanno nella nostra disponibilità e volontà di condividere un po’ di noi stessi invece di tenerli a distanza.