Tutti abbiamo esperienze che ci lasciano qualche cicatrice; non importa se sono fisiche o emotive, spesso cerchiamo di nasconderle per timore di ciò che gli altri potrebbero pensare se le vedessero. Queste cicatrici possono essere qualsiasi cosa che ci fa vergognare e che cerchiamo di nascondere: ferite segrete del passato, conflitti interiori, caratteristiche fisiche di cui non siamo contenti e così via. Nel corso della vita ho imparato che si prova una grande libertà nel mostrare le nostre cicatrici invece di vergognarcene. Ecco un esempio di una delle cicatrici di cui ho imparato a non vergognarmi.

Alcuni anni fa ho fatto uno spettacolo musicale per gli studenti di un’università. Quando ho finito, una ragazza del pubblico è venuta da me e mi ha detto che il concerto le era piaciuto moltissimo. Poi mi ha chiesto una cosa che non mi aspettavo. «Togliti un attimo gli occhiali, per favore. Vorrei vederti gli occhi».

Da che mi ricordo, sono sempre uscito o ho parlato con gli altri indossando gli occhiali da sole. Anche se non mi vergogno di essere cieco, quella era la prima volta che una completa estranea mi chiedeva di vedermi gli occhi, così sono rimasto un po’ scosso. Comunque mi sono detto: Che problema c’è? Non stai cercando di far colpo su di lei e probabilmente non la rivedrai più.

Mi sono tolto gli occhiali e sono rimasto col fiato sospeso per quello che dev’essere stato meno di un minuto, ma che a me è sembrato un’eternità. Alla fine ha detto: «Hai dei begli occhi. Non c’è bisogno di nasconderli». Non l’ho più incontrata da allora, ma non ho dimenticato le sue parole.

Alcuni anni dopo ho conosciuto online la persona che adesso è la mia ragazza. Non vivevamo nella stessa città, così all’inizio abbiamo chattato online, poi ho deciso di provare a chiamarla su Skype. La prima è stata solo una chiamata normale, perché non m’era nemmeno venuto in mente di fare una videochiamata. Quando ha suggerito di provare a incontrarci via video la volta dopo, ho acconsentito, anche se mi sentivo piuttosto nervoso.

Prima di chiamarla, mi sono messo gli occhiali da sole, per pura abitudine. Sapevo che aiutavano a migliorare la mia presentazione quando suonavo e volevo mostrarmi al meglio. Con mio disappunto, però, dopo i primi saluti, mi ha detto: «Speravo di vederti negli occhi».

Questa volta ero sinceramente nervoso. A differenza della ragazza all’università, la sua opinione m’importava. Sapevo che però prima o poi il momento sarebbe arrivato e non serviva a niente rimandare l’inevitabile.

Quando mi sono tolto gli occhiali, ho avuto nuovamente la sensazione di essere esaminato attentamente. Mi ha detto: «Che begli occhi! Non hai bisogno degli occhiali quando parli con me».

Recentemente ho sentito una storia breve e commovente che dimostra chiaramente come possono essere preziose alcune cicatrici, per i ricordi che rievocano. Parla di un ragazzo che era stato attaccato da un coccodrillo mentre nuotava in uno stagno vicino a casa. Quando l’animale l’aveva afferrato per le gambe, lui aveva urlato forte e sua madre, sentendo le grida da dentro casa, era corsa fuori e l’aveva afferrato per le braccia. L’aveva stretto con tutte le sue forze, infilando le unghie nella carne, finché un vicino, sentendo anche lui le urla, era arrivato e aveva sparato al coccodrillo.

Mentre il ragazzo era in convalescenza è andato a trovarlo un giornalista che gli ha chiesto di fargli vedere le cicatrici sulle gambe, dove l’aveva morso il coccodrillo. Lui si è arrotolato le gambe dei pantaloni, poi ha detto: «Ma queste sono le cicatrici che deve vedere», e ha arrotolato le maniche della camicia, mostrando i segni lasciati dalle unghie di sua madre quando l’aveva afferrato. «Ho queste», ha aggiunto, «perché mia madre non mi ha mollato un solo momento».

Anche Gesù aveva delle cicatrici. Anche dopo la sua risurrezione miracolosa aveva i segni lasciati sulle mani e sui piedi dai chiodi che l’avevano trafitto. Anche se era in grado di farli sparire, non solo scelse di tenerli, ma li mostrò volontariamente ai suoi seguaci per dimostrare che era effettivamente risorto, come aveva promesso.

Se Gesù non si vergognava delle sue cicatrici, perché dovremmo vergognarci noi delle nostre? Quando scegliamo di far vedere le nostre cicatrici, invece di nasconderle, la luce e l’amore di Dio possono risplendere attraverso di esse, provocando un’influenza indelebile sulla vita degli altri, a sua gloria. «Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, affinché vedano le vostre buone opere e glorifichino il Padre vostro che è nei cieli».1


  1. Matteo 5,16