L’anno scorso, intorno a Natale, una mia amica ebrea mi ha mandato da Israele la foto di un’esposizione all’aperto, dove erano eretti tre simboli che avrebbero dovuto rappresentare le tre principali religioni monoteistiche. C’erano una menorah ebraica, la mezzaluna islamica e un albero di Natale.
Le ho spiegato che l’albero di Natale non è un simbolo del cristianesimo. Per i credenti, il simbolo del Natale è il Bambino Gesù nella mangiatoia, ma il simbolo del cristianesimo è la croce.
In molte parti del mondo le croci sono bandite dai luoghi pubblici; in alcuni paesi ai cristiani non è permesso indossare una croce come simbolo della loro fede. Questa croce è così potente che le forze delle tenebre devono eliminarla? Pensa ai cristiani copti che per centinaia di anni hanno tatuato la croce sul polso, come testimonianza indelebile della loro fede, anche di fronte a persecuzioni brutali.1
Ho ricevuto Cristo come mio Salvatore nel 1971, a diciassette anni, quando studiavo all’Università del Texas. Non avevo veramente capito il concetto del peccato, né l’idea che qualcuno fosse potuto morire per me duemila anni prima. Tutto quel che sapevo, era che avevo bisogno di aiuto.
Un’amica cristiana aveva risposto ad alcune mie domande con dei versetti biblici, poi mi aveva detto: «Se vuoi veramente sapere se Gesù è chi ha detto di essere, perché non glielo chiedi? Se non risponde, non hai perso nulla. Se risponde, lo conoscerai personalmente».
Mi ha fatto vedere una preghiera scritta, da ripetere con lei. La preghiera chiedeva di perdonare i miei peccati e ringraziava Gesù per essere morto sulla croce per me. Non capivo quelle parole e le ho detto che avrei pregato in silenzio con parole mie. Probabilmente era un po’ scettica che avrei effettivamente pregato, ma ho chiuso gli occhi e — nonostante il mio silenzio esteriore — dentro di me ho pregato con tutta l’anima: Gesù, se sei chi dici di essere, aiutami, per favore! E Lui l’ha fatto! Entro la settimana, non solo ero sicura che Gesù era il Figlio di Dio, ma anche che viveva dentro di me e stava trasformando la mia vita.
Ben presto Gesù è diventato il mio migliore amico e per decenni abbiamo girato il mondo insieme. Ho amato i suoi insegnamenti nei Vangeli e ho trovato pace e sicurezza nella consapevolezza del suo amore incondizionato.
Durante questa Pasqua, in ogni paese e in ogni circostanza e condizione, ci saranno altri credenti che contempleranno la croce. Che privilegio potersi unire a loro!