Mia figlia una volta mi chiese se mi fossi pentito di aver dedicato la vita al servizio del Signore.
Risposi: «Assolutamente nessun rimpianto. L’idea era di lavorare con in mente l’eternità».
La parola “eternità” è stata divulgata da un tipo sorprendente che è scomparso nel 1967; si chiamava Arthur Stace. La sua storia è stata ricordata in un libro, in un’opera e in un film. 1
Cresciuto in una famiglia violenta e alcolista, coinvolto in piccoli crimini, per i primi quarantacinque anni della sua vita Arthur era stato un “pezzente ubriacone e buono a nulla”, come lo ha descritto il suo biografo. Tutto questo cambiò il giorno in cui ascoltò una predica basata su Isaia 57,15: «Poiché così parla l’Alto e l’Eccelso, che vive nell’eternità e il cui nome è santo: In un luogo eccelso e santo io dimoro, con gli oppressi e gli umiliati».
Più tardi Arthur disse: «Improvvisamente cominciai a piangere e sentii una forte chiamata a scrivere la parola ‘Eternità’».
Si mise le mani in tasca e vi trovò un pezzo di gesso. Anche se era analfabeta e sapeva a malapena scrivere il proprio nome, disse che «quando la scrissi per la prima volta, la parola ‘Eternità’ mi venne facile facile, con una bellissima calligrafia, chiara e regolare. Non riuscii a capire come feci, e non lo capisco neanche adesso».
Nei ventott’anni successivi, più volte alla settimana, usciva di casa alle 5 del mattino per andare a scriverla nei luoghi pubblici, per ricordare a chi la vedeva che cosa conta veramente nella vita. Disse che Dio gli dava indicazioni precise su dove andare ogni giorno. Scriveva “Eternità” almeno cinquanta volte al giorno, prima col gesso e in seguito con un pastello di cera – perché sarebbe durata più a lungo. Alla fine, aveva scritto in giro per la città quella parola magica e stimolante ben mezzo milione di volte. Si definiva un “missionario”.
La storia di Arthur ci ispira a usare ciò che abbiamo – per piccolo che possa sembrare, anche solo come un gessetto – per essere una forza per il bene nel mondo.
La Bibbia dice che la nostra vita è come l’erba, come i fiori o come un vapore; siamo qui per un po’ di tempo poi svaniamo. 2 Quando ero giovane, la mia vita sembrava una strada molto lunga, senza una fine in vista, ma ora che ho 66 anni, comprendo meglio le cose.
Durante una conferenza, Francis Chan ha illustrato l’eternità portando sul palco una corda lunghissima. «Immaginate», disse, «che questa corda vada avanti per sempre e indichi la vostra vita nell’eternità». Poi ha indicato alcuni centimetri di corda colorati di rosso: «E questa è la vostra vita sulla terra». Alcune persone vivono solo per la parte terrena della loro esistenza, ignorando il resto, la loro vita eterna; ma ciò che facciamo qui, adesso, avrà un eco per l’eternità. Ed è questo che conta davvero.