Ho sempre pensato fosse appropriato che la crocifissione di Gesù sia avvenuta su un monte. La sua croce fu eretta lontano da strade e trambusto. Bisognava salire per raggiungerla; bisognava alzare lo sguardo per vederla.
Quella metafora fisica rispecchia il significato storico della morte di Gesù sulla croce. Fu l’evento più importante che abbia mai avuto luogo. Ogni evento precedente fu come un lento crescendo, e tutte le azioni di Dio e degli esseri umani portavano, tiravano e puntavano a quel momento: la sua morte sulla croce.
Fu la cosa più incredibilmente amorevole che Gesù abbia mai fatto. Secondo me, fu il suo momento determinante. Lo portò a termine, lo scopo per cui era venuto, che Lui aveva scelto prima della fondazione della terra. Accettò il calice del dolore e della sofferenza che disperatamente non voleva e ci portò la guarigione del corpo e della mente e poi il ripristino del nostro rapporto con Dio e un’eternità cui ora possiamo avere accesso mediante il suo amore.
È difficile dire quale fu il momento più grande, se la crocifissione o la risurrezione. La risurrezione fu il momento in cui dimostrò di essere chi diceva di essere. Mise un lieto fine alla storia più epica di tutti i tempi e ci promise un seguito. Meglio ancora, promise che noi saremmo stati i personaggi principali della nuova storia che stava scrivendo. Che futuro radioso abbiamo adesso, bello e splendido come gigli freschi nella foschia, con il sole che si affaccia all’orizzonte di mattina.
Per questo la croce che porto orgogliosamente al collo è vuota. Gesù non è più sulla croce, ma è vivo e trionfante! Io però continuo a portare un simbolo del suo dolore. Perché?
Perché nessuna parte di quella meravigliosa conclusione sarebbe avvenuta senza la croce. Per questo noi credenti la guardiamo ammirati e la innalziamo. Perché significa molto più di qualsiasi altra cosa: è il prezzo che Gesù sapeva essere giusto pagare per la tua anima, il mezzo con cui ti ha comprato per farti suo.
Vale la pena di innalzarla e di guardarla con ammirazione. Vale il primo posto nell’albo dei Grandi Momenti della Storia.