Di tutte le descrizioni verbali date da Gesù, non riesco a pensare a una che generi la pace dello spirito proveniente dalla sicurezza delle attenzioni amorevoli di Dio più di questa: «Osservate come crescono i gigli del campo. Se Dio veste così l’erba del campo, non farà assai più per voi, gente di poca fede?»[Matteo 6,28. 30.] Riesci a vedere quei fiori? Alti, diritti, perfettamente sviluppati e ornati di rugiada, ognuno a distanza di cortesia dagli altri; ondeggiano tutti insieme alla dolce melodia del canto degli uccelli, mentre una brezza leggera passa su un prato aperto, illuminato dal sole del mattino. Almeno è così che li farei crescere io, se Dio me lo chiedesse.

Sulla parete davanti alla mia scrivania, però, è appesa una scena molto diversa: un groviglio di fiori selvatici ed erbacce, cardi e altre piante, alcuni in fiore, altri mezzo appassiti, altri già sfioriti. Quella foto è un ricordo di una lunga escursione nelle campagne del Texas, in cerca di un paesaggio che corrispondesse all’immagine mentale che mi ero fatto alcuni mesi prima, mentre pregavo sulla parte che avrei avuto in un nuovo progetto; era un’idea che coinvolgeva molte persone, ognuna delle quali avrebbe aggiunto al miscuglio le sue esigenze, opinioni, aspirazioni, fisime e problematiche.

La cosa sorprendente della scena che avevo intravisto in preghiera era il modo in cui aveva calmato immediatamente il mio spirito e la mia mente. Avevo la chiara sensazione che Dio, non solo avesse tutto sotto controllo, ma che provasse piacere nella complessità e nella diversità, in ognuno dei vari elementi e nel posto che occupava nell’insieme. Il Creatore era innamorato della sua creazione. Le cose non erano come le avrei fatte io, ma come le voleva Lui. Quella constatazione fece una differenza enorme. Intitolai la mia foto Caos divino[Vedi in cima alla pagina.]. La studio e ne traggo ispirazione ogni volta che mi sento in subbuglio per qualche nuovo problema. «Osservate come crescono i gigli del campo».